07 novembre 2022, ore 16:04
Dopo il decreto interministeriale che imponeva alle due navi, Humanity 1 e Geo Barents di lasciare il porto di Catania dopo aver sbarcato le persone bisognose di cure, le Ong hanno annunciato di non voler andar via; e l'Ue dice che bisogna agevolare gli sbarchi
La situazione a bordo delle navi che sono in porto a Catania con altri migranti non sbarcati perché considerati non fragili, si sta facendo sempre più precaria. Tre giovani migranti a bordo della Geo Barents si sono tuffati in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. Hanno nuotato fino ad un galleggiante e poi sono stati recuperati dalle autorita' e portati sul molo vicino alla nave di Medici senza frontiere. I tre stanno bene.Tra le persone che sono invece a bordo della Humanity 1 c'è chi ha cominciato lo sciopero della fame
La situazione sulle navi
Sulla Humanity 1, bandiera tedesca, della ong Sos Humanity, sono rimaste a bordo 35 persone soccorse, dopo che 144 sono state fatte scendere perché ritenute 'fragili' della commissione medica dell'Usmaf. Sulla Geo Barents, bandiera norvegese, di Medici senza frontiere, ci sono 214 migranti, dopo che 357 sono stati fatti sbarcare ieri ed un altro è stato evacuato nella notte. Per quanto riguarda le navi non ancora in porto, sulla Ocean Viking, bandiera norvegese, della ong francese Sos Mediterranee, ci sono 234 persone. Sulla Rise Above (bandiera tedesca) infine, dopo 4 evacuazioni mediche nella notte, sono presenti 89 migranti.
Due ricorsi da Sos Humanity
L'Humanity 1 ha avuto notificato ieri il decreto interministeriale che disponeva la nave dovesse lasciare il porto dopo avere ultimato lo sbarco. Ma capitano ed equipaggio hanno deciso disattendere perché non hanno alternative. "Stiamo predisponendo un ricorso che nelle prossime ore sarà depositato al Tar Lazio. E' la prima azione legale che stiamo portando". Lo ha detto Riccardo Campochiaro, legale della ong tedesca. "Chiediamo una sospensione, vista l'urgenza del caso del provvedimento. In caso positivo - ha aggiunto - non sarebbe piu' efficace. Inoltre, abbiamo gia' presentato richiesta per la protezione internazionale delle persone rimaste a bordo. Tutti hanno richiesto di essere riconosciuti come profughi dal nostro Paese. La domanda è stata già inoltrata. Aspettiamo che venga processata". "L'altra azione che stiamo portando avanti - ha spiegato il legale - è un ricorso d'urgenza depositato al tribunale civile di Catania che riguarda il diritto di queste persone di entrare in territorio italiano e che hanno, come le altre persone che sono già sbarcate, a un porto sicuro".
La Commissione Ue: dovere legale agevolare sbarco
La Commissione Europea si è espressa attraverso la sua portavoce Anitta Hipper sulla vicenda, accogliendo con favore" il fatto che circa "500 migranti sono stati sbarcati" dalle navi appartenenti a diverse Ong sulle coste italiane. L'esecutivo Ue ha ribadito attraverso la portavoce che "non è responsabile del coordinamento" delle operazioni, ma ricorda che "c'è un obbligo giuridico e morale di salvare vite in mare" e che "c'è un obbligo giuridico per gli Stati membri di farlo a prescindere dalle circostanze che hanno portato le persone a trovarsi in difficoltà". "In linea con il diritto internazionale - ha continuato Hipper - dovrebbe essere fatto ogni sforzo per minimizzare il tempo di permanenza delle persone a bordo delle navi e l'individuazione di un porto sicuro dovrebbe tenere conto anche dei casi particolari. Ogni caso è diverso, ma qui il dovere e la competenza sono degli Stati membri: incoraggiamo tutti gli Stati a salvare vite e a rispettare i loro obblighi giuridici", ha concluso.
Difficile richiesta di asilo sulle navi per Ue
Sulla posizione portata avanti dal governo italiano, ribadito anche in questa giornata dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio di far richiedere asilo ai migranti già a bordo delle navi che li soccorrono in mare, dall'Unione Europea arriva una prima chiusura. E' "molto difficile" che sia possibile per i migranti presentare richieste di asilo direttamente sulle navi delle Ong sulla base della loro registrazione nazionale, rivolgendosi dunque al Paese di cui battono bandiera. Lo ha detto una fonte europea informata sul dossier precisando che le leggi in materia sarebbero "abbastanza chiare".