Tienanmen, 31 anni fa la rivolta degli studenti repressa nel sangue dal regime cinese, oggi Pechino teme Hong Kong
Tienanmen, 31 anni fa la rivolta degli studenti repressa nel sangue dal regime cinese, oggi Pechino teme Hong Kong
04 giugno 2020, ore 17:55
Nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989, centinaia, o forse migliaia, di persone caddero in piazza Tienanmen, a Pechino, sotto i colpi delle milizie inviate dal governo centrale
Il governo cinese oggi teme la forza delle rivendicazioni di Hong Kong
Per tutti, il fotogramma di un giovane solo e disarmato che il 5 giugno del 1989, all’indomani di 48 ore di sangue, cerca, immobile, di fermare i carri armati dell’Esercito di Liberazione del Popolo, è il simbolo drammatico della sproporzione tra la forza armata del regime e la ribellione a mani nude di centinaia di studenti cinesi. Un’immagine, questa consegnata alla storia, fermata dalla macchina fotografica di Jeff Widener, un fotografo dell’Associated Press, che si trovava su un balcone del Bejing Hotel. Oggi la minaccia più grande al governo di Pechino è rappresentata dalle frizioni con Hong Kong. E, per evitare l’innesco di una miccia pericolosa, sono state vietate le manifestazioni in ricordo della strage di Piazza Tienanmen anche a Hong Kong, dove una veglia organizzata a Victoria Park, ogni anno, ricorda i fatti del 1989. La versione ufficiale delle autorità allineate al governo cinese dell’ex colonia britannica è che le manifestazioni pubbliche sono sospese a causa dell’emergenza coronavirus. Violare le norme sul distanziamento fisico, ha fatto sapere la polizia, potrebbe comportare multe molto salate di importi superiori ai 3200 dollari e una condanna a sei mesi di carcere. Le misure in vigore a Hong Kong vietano a tutt’oggi assembramenti con più di otto persone ma gli attivisti pro-democrazia e per i diritti umani hanno un’alternativa per consentire la commemorazione della strage di piazza Tienanmen. La Hong Kong Alliance ha chiesto alle decine di migliaia di abitanti dell'ex colonia britannica di accendere una candela o unirsi all'evento organizzato online: 30 minuti per non dimenticare, che si concluderanno con un minuto di silenzio. Tuttavia ci sono moltissime persone che hanno deciso di sfidare le imposizioni del governo e si sono radunate a Victoria Park .
Chi ha paura di Piazza Tienanmen?
Con il massacro di Piazza Tienanmen, si è squarciato in qualche modo il velo di silenzio che ha coperto per anni il corso politico del regime di Pechino, il suo rigore, il pugno di ferro con cui l’ala dura del partito cinese ha reagito alla svolta riformista che era stata inaugurata dopo la morte di Mao Zedong. Trentun’anni fa l’Esercito di Liberazione del Popolo spense nel sangue la protesta di centinaia di migliaia di studenti che si erano radunati sotto il grande ritratto di Mao, il leader della Repubblica Popolare Cinese, per chiedere più libertà di stampa, democrazia e meno corruzione. Le proteste degli studenti erano cominciate a metà del mese di aprile dopo la morte del leader comunista riformista Hu Yaobang; erano state manifestazioni di cordoglio, inizialmente tollerate dal regime di Pechino, ma via via, con la crescente richiesta di diritti avanzata dagli universitari, la dirigenza del Partito Comunista, scelse la linea dura e negò la via del dialogo con i manifestanti. Nei mesi successivi, anche la visita in Cina dell’allora presidente russo Mikhail Gorbacev, artefice della Perestrojka sovietica, rinforzò le istanze riformiste dei giovani cinesi. Ma il regime non arretrò e sotto la spinta di Den Xiaoping decise di mandare l’esercito contro gli studenti. Una scelta cruenta: i mezzi militari colpirono gli studenti inermi alle spalle, quando già avevano abbandonato la piazza. Ancora oggi il regime nega il massacro, dove sono morti, a seconda delle stime, tra i 300 e i 10 mila cinesi. E ancora oggi il partito comunista cinese impedisce che sia fatta luce sui fatti di Piazza Tienanmen sottoponendo a censura le fonti sul web e i libri di storia per cancellare la strage. Negli anni, alle famiglie delle vittime è stato impedito il ricordo e molti attivisti sono stati arrestati, per aver solo chiesto trasparenza sulle responsabilità del governo.