Tragedia in montagna, l'alpinista Matteo Bernasconi travolto e ucciso da una valanga
13 maggio 2020, ore 16:55
L’incidente è avvenuto in Valtellina, lascia la compagna e una figlia di appena due anni
Matteo Bernasconi aveva 38 anni, una figlia piccola, una folta e scapigliata chioma e una passione sconfinata per la montagna. Gli alpinisti, anche e soprattutto quelli bravi ed esperti, sanno a cosa possono andare incontro. Ma scelgono comunque di correre il rischio. Perché non sanno rinunciare all’adrenalina e alle sensazioni che possono arrivare da una arrampicata, da un panorama mozzafiato, da una discesa nella neve fresca. Chi non ha questa passione, non può capire. Ma per il “Berna”, come tutti lo conoscevano, la montagna era la vita: non poteva fare a meno dell’alpinismo senza confini. Chi ha scalato con lui lo descrive con tre aggettivi: silenzioso, determinato, affidabile. Il compagno d’avventura ideale, insomma, di quelli che danno sicurezza senza voler fare l’eroe. Ma questa volta qualcosa è andato storto. Lascia la compagna e una bimba di due anni. In una recente intervista aveva dichiarato che avrebbe presto voluto portarla con sé durante una arrampicata.
L’incidente in Valtellina
Bernasconi martedì mattina era partito per una escursione solitaria nell’amata Valtellina. Ma è stato travolto e ucciso da una valanga. L’incidente è avvenuto nel Canale della Malgina, sul Pizzo del Diavolo, un luogo difficile e conosciuto dagli appassionati di sci alpinismo. Si trova in quota, fra i comuni di Chiuro e Ponte di Valtellina. L’allarme è scattato verso sera, quando Matteo non ha fatto ritorno a casa. Sono subito partite le ricerche, il ritrovamento della sua auto parcheggiata nel comune di Castello dell’Acqua, all’imbocco della valle, ha consentito di circoscrivere la zona. Poco prima di mezzanotte è stato individuato il corpo senza vita dello sfortunato alpinista. Il recupero della salma è stato effettuato grazie all'intervento dell'elicottero dell'Azienda regionale emergenza urgenza Lombardia, decollato dalla base di Caiolo, in provincia di Sondrio. Alle ricerche hanno partecipato, oltre ai tecnici del Cnsas con le unità cinofile da valanga, anche i militari del Soccorso alpino della guardia di finanza.
La passione per la Patagonia
Originario di Como, Bernasconi era entrato a far parte dei Ragni della Grignetta nel 2003, prima di diventare Aspirante Guida Alpina nel 2009 e Guida Alpina nel 2011, quando era riuscito a trasformare la sua passione in una professione. Era un alpinista esperto, che si era diviso su due fronti: le sue montagne di Lombardia e l’altra grande passione, la Patagonia; nel 2008 con il valtellinese Fabio Salini aveva compiuto la settima ripetizione assoluta e la prima ripetizione italiana della leggendaria via dei Ragni aperta nel 1974 sulla Ovest del Cerro Torre, spettacolare cima al confine tra Argentina e Cile. L’amore per le meraviglie per la Patagonia l’ha portato altre volte sulle cime dell’America Meridionale, sempre più spesso in compagnia di Matteo Della Bordella. E due mesi fa Bernasconi era tornato da una nuova spedizione in Patagonia con Della Bordella e Matteo Pasquetto.
I ragni di Lecco
Bernasconi faceva parte dei “Ragni di Lecco”, un gruppo alpinistico con alle spalle settanta anni di storia e spedizioni sulle montagne di tutto il mondo. E sul sito dei Ragni è stata confermata la notizia: “Ieri il nostro grande Berna (Matteo Bernasconi) ci ha lasciati. In questo momento non abbiamo parole per esprimere il nostro cordoglio. Possiamo solo stringerci in un grande abbraccio alla sua famiglia e a tutti gli amici che hanno avuto l’onore di conoscerlo e di legarsi con lui in montagna. Ciao Berna“.