Treccani: via “minorato” dall’articolo 38 della Costituzione

Treccani: via “minorato” dall’articolo 38 della Costituzione Photo Credit: agenziafotogramma.it
10 marzo 2025, ore 12:30
L’Enciclopedia invita a superare le espressioni offensive verso le persone con disabilità
L’inclusione e la possibilità di raggiungere l’eguaglianza sociale passano anche per il linguaggio. Se in passato alcuni termini come “handicappato” o “ritardato” erano all’ordine del giorno quando occorreva fare riferimento a persone con disabilità, oggi la sensibilità attorno al tema ha portato alla scelta di parole meno offensive. A schierarsi per l’impiego di lemmi più politicamente corretti, anche l’Enciclopedia Treccani che ha pubblicato la nuova Appendice XI, all’interno della quale è presente anche la voce “Disabilità”. La richiesta fatta alla società e alle istituzioni si può sintetizzare in un generale impegno affinché si utilizzino di parole più precise, soprattutto nei documenti ufficiali, a partire dalla nostra Costituzione.
La voce
Per redigere la voce “Disabilità”, l’Enciclopedia Italiana Treccani si è rivolta a Elena Vivaldi, professoressa di diritto costituzionale presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, dove insegna anche 'Diritti e politiche sociali nella storia repubblicana'. Nel ripercorrere la storia del termine, la docente ha rintracciato l’evoluzione dei significati a esso abbinati, giungendo a una necessaria presa di posizione verso un linguaggio volto a tutelare le persone disabili. Un'operazione che mira a leggere questa condizione come fonte di ricchezza piuttosto che come un limite altrui da tollerare nostro malgrado.
Se, dunque, una nuova attenzione deve riguardare tutti, in prima linea occorre che ci siano le istituzioni. A partire dalla nostra Costituzione che, in quanto redatta tra il 1946 e il 1947, sconta ancora la mancanza di sensibilità sul tema a cui siamo arrivati oggi. Sarebbe, in particolare, l’articolo 38 a necessitare un intervento di ammodernamento. Nel testo si legge che “I minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”, una formula che risulta ormai anacronistica e offensiva verso chi vive una condizione di disabilità.
La scelta argentina
Se il dibattito attorno alle parole da utilizzare per definire una persona disabile sta coinvolgendo sempre di più le istituzioni, c’è un Paese che ha scelto di agire in modo radicale, prendendo una posizione netta verso questa crescente sensibilità. Si tratta dell’Argentina: il presidente Javier Milei, infatti, poche settimane fa, ha deciso di firmare un decreto con il quale ha cancellato tutte le indicazioni date dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, reintroducendo termini parecchio offensivi.
Nei documenti ufficiali delle istituzioni argentine, dunque, è adesso possibile riferirsi a persone disabili come “ritardati mentali”, “idioti”, “imbecilli”. “Bisogna chiamare le cose con il loro nome”, ha dichiarato Milei, difendendo la propria scelta e scagliandosi contro la cosiddetta “cultura woke”. Secondo il presidente, questi termini hanno “radici scientifiche” e, pertanto, vanno impiegati senza troppe remore.