19 marzo 2024, ore 14:39
Gli studenti sotto casa hanno gridato il suo nome. Il Presidente Mattarella, "simbolo potente di liberazione", Papa Francesco, "don Diana invita a costruire un mondo libero dal giogo del male"
In tre decenni, il ricordo del sacerdote, ucciso in un agguato di camorra, il 19 marzo del 1994 nella sagrestia della chiesa di san Nicola di Casal Di Principe è diventato un motore di legalità. Oggi, migliaia di studenti hanno attraversato la cittadina del casertano e sotto casa di Don Diana hanno chiamato a gran voce "Don Peppe!".
Le parole di Mattarella
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito don Diana, "un testimone di speranza, educatore alla libertà, punto di riferimento per i giovani e le persone oneste di Casal di Principe. La crudeltà con cui hanno strappato alla vita un uomo giusto, non è riuscita a sottomettere la comunità. Gli assassini sono stati individuati e condannati. La testimonianza di Don Diana è divenuta un simbolo potente di liberazione, una spinta al riscatto sociale", ha dichiarato il Capo dello Stato.
Il ricordo di don Ciotti
A guidare la marcia di oggi, come sempre don Luigi Ciotti, presidente di Libera che si è augurato la beatificazione di don Diana. E’ stato un martire, ha ricordato, per aver detto parole coraggiose e di denuncia e per aver agito. Oggi, come da trent’anni a questa parte, ha deposto una corona di fiori sulla tomba del sacerdote. E concluderà anche la giornata dopo la lettura delle vittime innocenti della criminalità organizzata
il Papa, "don Diana ci invita a costruire mondo libero dal male"
Papa Francesco ha ricordato don Diana, in una lettera inviata al vescovo di Aversa ha sottolineato come l'omicidio "di questo coraggioso discepolo di Gesù ci invita a costruire un mondo libero dal giogo del male e da ogni tipo di prepotenza malavitosa". Poi l'invito ai concittadini del sacerdote: "Perseverate sulla via tracciata da Don Diana e, con impegno quotidiano, coltivate pazientemente il seme della giustizia e il sogno dello sviluppo umano e sociale per la vostra terra".
La condanna dei killer
Nel 2003 è stato condannato all’ergastolo, come mandante dell’omicidio di don Peppe, Nunzio De Falco. Arrestato dopo una breve latitanza in Spagna, o’ lupo - come era soprannominato - tentò inizialmente di addossare le responsabilità del delitto al boss Francesco Schiavone. Successivamente, messo alle strette dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quadrano, esecutore materiale del delitto, fu costretto a confessare. È morto nell’aprile del 2022 per un male incurabile. Quadrano è stato condannato a 14 anni. Nel marzo del 2004 è arrivata anche la condanna all’ergastolo per Mario Santoro e Francesco Piacenti, ritenuti coautori dell’omicidio.