Trentacinque anni fa la tragedia dello stadio Heysel, morirono 39 persone prima della finale Juventus-Liverpool

Trentacinque anni fa la tragedia dello stadio Heysel, morirono 39 persone prima della finale Juventus-Liverpool

Trentacinque anni fa la tragedia dello stadio Heysel, morirono 39 persone prima della finale Juventus-Liverpool


Allo stadio Heysel di Bruxelles la furia degli hooligans inglesi travolse i tifosi italiani prima della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool, nella calca morirono 39 persone

Il dramma allo stadio

Era il 29 maggio 1985, un mercoledì. Alle 20.15 allo stadio Heysel di Bruxelles era in programma la finale di Coppa dei Campioni, Juventus-Liverpool. Quella che doveva essere una grande notte di sport finì in tragedia, si contarono trentanove morti: trentadue italiani (tra loro anche un bambino di dieci anni), poi quattro belgi, due francesi e un irlandese. Sono passati trentacinque anni, ma chi quella sera era davanti alla tv ancora ricorda quelle immagini: un muro crollato, le barelle che portano via le persone, la polizia a cavallo. E quella partita che non cominciava mai. Circa un’ora prima dell’orario fissato per il fischio d’inizio, scoppiarono scontri nella curva che ospitava i tifosi e gli hooligans inglesi. La maggior parte dei supporters juventini era collocata nella curva opposta, quella alla destra della tribuna centrale. Ma vicino al settore riservato ai britannici, c’era uno spicchio di gradinata dove erano sistemati molti bianconeri, appassionati non appartenenti a gruppi organizzati, spettatori neutrali, emigrati italiani che vivevano all’estero.

La furia degli hooligans

Era il famigerato settore Z. Quello che venne investito dalla furia animale degli hoolingans, la cui abituale violenza venne elevata alla potenza dall’abuso di alcool. L’invasione degli inglesi creò il panico, ci fu un fuggi-fuggi. La gente si accalcò verso le uscite, in uno stadio vecchio e fatiscente. A un certo punto crollò un muro e decine di persone caddero nel vuoto, una addosso all’altra. In molti rimasero schiacciati dalla calca, fu una carneficina. Allo stadio non si ebbe subito l’esatta percezione della tragedia, ma iniziarono a circolare voci sempre più insistenti. Mentre i feriti venivano portati via in barella, la tensione si spostò nel settore opposto, dove i tifosi bianconeri cercavano una vendetta contro gli hooligans. La polizia belga, assolutamente impreparata a gestire una situazione, arrivò tardi e con agenti a cavallo.

Una partita con poco valore

In molti chiedevano di non giocare quella partita. Dopo una lunga riunione, l’Uefa e le autorità belghe decisero che la finale si sarebbe disputata quella sera stessa. Sperando che servisse per stemperare la tensione e per guadagnare un po’ di tempo per organizzare il deflusso delle tifoserie dallo stadio. La gara iniziò, con oltre un’ora di ritardo. La televisione tedesca scelse di non trasmetterla. In Italia Bruno Pizzul avvertì gli spettatori che avrebbe effettuato una telecronaca senza enfasi sportiva, alla radio Enrico Ameri addirittura si scusò con gli ascoltatori italiani per le drammatiche notizie che – suo malgrado – era stato costretto a comunicare. Sul campo vinse la Juventus, 1-0, gol di Platini su rigore concesso per un fallo commesso su Boniek fuori area. Qualcuno in campo esultò, ma senza troppa enfasi. Più di un giocatore svelò di essere sceso in campo sapendo che era successo qualcosa di grave ma senza conoscere l’effettiva entità della tragedia. Boniek rinunciò al premio partita, Tardelli si scusò pubblicamente per aver esultato. Dopo tre settimane l’Uefa decise di escludere tutte le squadre inglesi dalle competizioni internazionali, l’ostracismo durò cinque anni. Questa mattina il sindaco di Torino Chiara Appendino ha scritto: “In trentacinque anni non abbiamo dimenticato neanche una delle 39 vittime della terribile notte che ha cambiato per sempre il calcio. Alle loro famiglie mando l'abbraccio di tutta Torino".


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