Trentasei anni fa l'esplosione alla centrale di Chernobyl, il più grave incidente nucleare della storia
Trentasei anni fa l'esplosione alla centrale di Chernobyl, il più grave incidente nucleare della storia
26 aprile 2022, ore 12:46
Era il 26 aprile 1986, l'esplosione al reattore numero quattro della centrale in Ucraina provocò morte e distruzione, anche a lungo termine. Due mesi fa la follia dei militari russi, che hanno assediato e colpito un mostro che ha rischiato di risvegliarsi
DI NUOVO IN PRIMA PAGINA
La centrale nucleare di Chernobyl è tornata d’attualità due mesi fa, in occasione dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina. I soldati dell’esercito di Mosca – forse inconsapevoli di quanto fosse avvenuto trentasei anni prima – hanno preso possesso della zona senza la minima precauzione, mettendo a rischio loro stessi e soprattutto milioni di altre persone. Quello sotto il sarcofago è un mostro dormiente, ma pur sempre un mostro. La zona intorno alla centrale è tuttora contaminata e sarà così a lungo. Tutto a causa del gravissimo incidente avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986. Il giorno che ha cambiato la storia era un sabato. L’esplosione avvenne in quella che all’epoca era Unione Sovietica: siamo in Ucraina, a un centinaio di chilometri a nord della capitale Kiev, non lontani dal confine con la Bielorussia.
LA NOTTE DELLA TRAGEDIA
All’1.23 si sentì una forte esplosione, poi il cielo si illuminò quasi a giorno. Circola una leggenda metropolitana su quello che è chiamato “Ponte della morte”: si narra che tutti coloro che quella notte vi si affacciarono per vedere la centrale in fiamme siano poi morti a causa delle radiazioni. Mancano riscontri certi; quel che è sicuro è che chi si trovava nei pressi del reattore numero quattro non ha avuto scampo. E nel giro di pochi giorni sono deceduti anche gli ingegneri che – per capire cosa fosse successo- erano usciti dalla sala di controllo ed erano andati a verificare di persona. Molte vittime si registrarono anche tra i vigili del fuoco che cercarono di spegnare l’incendio. Ancora oggi non c’è un bilancio chiaro delle vittime: le cifre ufficiali parlano di 66 morti, ma si tratta di una stima clamorosamente al ribasso. Anche perché i danni portati dalle radiazioni si sono sentiti nel tempo e continueranno a sentirsi: Greenpeace stima 600 mila decessi nell’arco di settanta anni come conseguenza di quelle radiazioni.
LE CAUSE DELL'ESPLOSIONE
Alla base del disastro ci sono errori di procedura nel corso di un test di sicurezza sul reattore nucleare RBMK, ma hanno giocato un ruolo decisivo anche macchinari obsoleti e con un livello di manutenzione non all’altezza; durante quell’esperimento il reattore numero quattro lavorò in condizioni instabili, ma la circostanza venne in primo momento sottovalutata; quando in piena notte l'allarme rese necessario l'immediato spegnimento del reattore, si innescò una reazione a catena che ne provocò l'esplosione. Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente. Nonostante il rapido intervento dei vigili del fuoco, per molti giorni fu impossibile bloccare l'emissione radioattiva.
IL SILENZIO SOVIETICO
Trentasei anni fa la tragedia si era già compiuta, ma ancora non lo sapeva quasi nessuno. Le autorità sovietiche provarono a nascondere l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl e le sue drammatiche conseguenze. Il disastro ebbe una tale portata che fu impossibile nasconderlo al mondo, fu la Svezia a denunciare un livello di radiazioni fuori dal comune, ci furono gravi conseguenze per la credibilità e il prestigio tecnico-scientifico dell'Unione Sovietica, già traballanti: le nubi radioattive raggiunsero in pochi giorni anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, toccando, con livelli di radioattività inferiori, anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America, provocando un allarme generale e grandi polemiche contro i dirigenti sovietici.
SALVARE IL SALVABILE
I dirigenti sovietici inviati sul posto cercarono di sigillare il reattore esploso con misure d'emergenza improvvisate ma, di fronte alle dimensioni del disastro, furono costretti a organizzare l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336 000 persone. Si parla da sempre dell’incidente nucleare di Chernobyl, in realtà la città dista quasi trenta chilometri dal reattore esploso. La località più vicina è Prypjat, una cittadella costruita nei pressi della centrale proprio per ospitare chi vi lavorava. Da trentasei anni è una città fantasma: venne rapidamente abbandonata pochi giorni dopo il disastro e nessuno è mai potuto tornare, ancora troppo alto il rischio di essere contaminati. Ai balconi c’è ancora qualche panno steso, in alcune case le tavole sono apparecchiate e i letti disfatti. Nessuno è mai entrato nel parco giochi che era stato costruito poco prima dell'incidente: c'erano giostre e una grande ruota panoramica. L'inaugurazione era stata programmata per il primo maggio, ma in quel giorno Prypjat era già un posto fantasma.