Trento, indagati due presunti jihadisti appena ventenni
24 giugno 2022, ore 14:00
La notizia riporta in auge uno dei temi che negli anni passati hanno instillato più paura nelle popolazioni di tutta Europa: il fenomeno del terrorismo di matrice islamica
Si sarebbero addestrati per compiere atti violenti in Italia, anche attraverso l’utilizzo di esplosivi. Questa l’ipotesi delle forze dell’ordine intervenute per fare chiarezza sulle intenzioni di due giovani di origine kosovara, appena ventenni, indagati per associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, arruolamento ed addestramento con finalità di terrorismo anche internazionale, rintracciati a Trento dalle forze dell’ordine. Una notizia che fa tornare tra i temi del dibattito pubblico quello del terrorismo di matrice islamica che negli scorsi anni ha generato grande paura in tutto il mondo occidentale.
L’arresto
Secondo i riscontri degli inquirenti, i due giovani indagati sono marito e moglie e avrebbero dovuto commettere un attentato attraverso l’impiego di bombe. Dalle perquisizioni eseguite dai Carabinieri del Ros, con il supporto del Comando Provinciale Trento, del Gruppo di Intervento Speciale (Gis), sono emersi materiali informatici e prodotti chimici utili alla potenziale fabbricazione di ordigni esplosivi. Attualmente, solo lui si trova agli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico, mentre lei, figlia di un imam attivo nella provincia di Siena (e già sotto osservazione per atteggiamenti considerati vicini agli ambienti estremisti), si trova attualmente in libertà.
Da quanto ricostruito, sembrerebbe che il giovane si sia radicalizzato frequentando canali Telegram legati allo Stato Islamico, nonostante la famiglia di origine (completamente all’oscuro degli intenti criminali) sia ormai perfettamente integrata nel tessuto sociale italiano. L’indottrinamento sarebbe arrivato al punto da spingere il ragazzo a procurarsi le sostanze chimiche necessarie per produrre fino a 400 grammi di una miscela (Tatp, perossido di acetone), paragonabile alla potenza detonante di circa 280-300 grammi di tritolo. Ad aiutare nel reperimento dei materiali utili al confezionamento dell’ordigno, il fatto che di mestiere l’indagato svolga la professione di tecnico chimico. "C'è stato un percorso di radicalizzazione violenta dell'indagato che si è via via accostato all'ideologia dello Stato islamico fino al giuramento della fedeltà all'Is nelle mani virtuali di un appartenente allo Stato islamico. Questo percorso lo porta ad assumere posizioni più radicali", ha spiegato il comandante del Ros, generale Pasquale Angelosanto nel corso della conferenza stampa sull'operazione.
L’attentato e la fuga
I due giovani avrebbero dovuto avrebbero dovuto commettere un attentato "sicuramente in Trentino, ma non possiamo dire di più", ha spiegato il procuratore capo Sandro Raimondi in conferenza stampa questa mattina. Secondo il disegno criminale portato alla luce dagli inquirenti, il ragazzo non si era limitato a procurarsi il necessario per commettere l’atto violento, ma “insieme alla moglie aveva progettato il viaggio verso la Nigeria, dove è presente una componente regionale dello Stato islamico", ha spiegato Angelosanto.
"Il viaggio viene richiesto come richiamo alla fidelizzazione estrema - ha continuato - Possiamo ipotizzare che il viaggio sarebbe avvenuto dopo la perpetrazione di un attentato". Il comandante del Ros ha aggiunto che l'uomo aveva "acquistato una vettura con cui aveva programmato il viaggio con la moglie fino a Istanbul, per poi raggiungere in aereo la Nigeria".
Secondo quanto dichiarato da Raimondi, il giovane – nel corso degli interrogatori – avrebbe parzialmente ammesso i reati contestati. "E' la prima volta che in Italia ci troviamo di fronte a un cittadino italiano radicalizzato in proprio in casa, autoaddestratosi sul web", ha osservato il comandante del Ros precisando che ci troviamo di fronte a un "soggetto radicalizzato italiano" che si stava approvvigionando di sostanze chimiche utili per materiale esplosivo.