03 dicembre 2024, ore 14:00
Venti persone indagate, erano utilizzati anche minori, guadagni da record, in un mese anche un milione di euro, poi prendevano anche in giro le vittime
Una banda con struttura militare, che utilizzava anche minori, che agiva in tutta Italia, e come scrive la procura di Napoli Nord, compiva, oltre la truffa, anche un ulteriore atto di disprezzo e dileggio». La banda aveva base nell'hinterland nord di Napoli, a Caivano e prendeva persino in giro le sue vittime: dopo aver messo sotto pressione e terrorizzato la persona costretta a sborsare quattrini, con vari strattagemmi, a transazione avvenuta arrivava una chiamata dal tono offensivo : «Ti abbiamo fatto la truffa!» condita da risate e versi sguaiati. I carabinieri della compagnia di Caivano hanno eseguito le ordinanze , emesse dal gip del Tribunale di Napoli Nord su richiesta della Procura aversana, nei confronti di 15 indagati, 12 dei quali arrestati (8 in carcere e 4 ai domiciliari) e 3 destinatari dell'obbligo di dimora. Proprio durante le fasi delle indagini sono state sventate altre numerose truffe, bloccando 30 tentativi e permettendo l'arresto in flagranza di reato di diverse persone, nonché il recupero della refurtiva per un totale di circa 200mila euro tra contanti, monili in oro e preziosi.
L'organizzazione della banda delle truffe
I componenti dell'associazione, si dividevano in "centralinisti" e "trasfertisti", elaboravano e realizzavano truffe agli anziani, che venivano prima contattati telefonicamente. Ci sono due elementi fondamentali in questi tipi di truffa, usati a ripetizione. Il primo è la rapidità: meno tempo si offre alla vittima per pensare e meno chance ci sono che vengano dei dubbi. Il secondo elemento è la paura: una persona anziana, sola, ha sempre paura che possa accadere qualcosa di male ai suoi cari, credendo anche a storie traballanti, che però possono determinare un crollo psicologico.Nel gruppo criminale c'erano gerarchie collaudate. Capi e promotori, svolgevano prioritariamente la funzione di "centralinista", chiamando le anziane vittime e mettendo in piedi storie per estorcere soldi oppure oggetti preziosi. A tal fine, procacciavano gli appartamenti dai quali contattare le anziane vittime, avendo cura di modificarli con frequenza settimanale per evitare le indagini. Gli altri componenti dell'associazione, con la funzione di coordinatori, in alcuni casi anche di "centralinisti" e all'occorrenza anche come "trasfertisti", si occupavano di reperire minorenni da impiegare per le trasferte, servivano a rendere più credibili alcune storie. Nell'ipotesi in cui i minori non fossero stati disponibili, si offrivano personalmente di svolgere il ruolo di "trasfertista", procacciavano i telefoni e le sim card da utilizzare per contattare le anziane vittime, all'occorrenza svolgevano anche la funzione di centralinista contattando personalmente le vittime, noleggiando le macchine per consentire al "trasfertista" di turno di recarsi nel luogo indicato.
Guadagni da capogiro
L'affare era davvero remunerativo: dagli inquirenti è quantificato in circa 1 milione di euro al mese il giro di denaro delle truffe. Le indagini, hanno consentito di far luce sulle attività criminose, svolte in parte a Milano, Pesaro, San Giovanni Lupatoto (Verona), San Severino Marche, Novara, Avellino, Napoli, Salerno, oltre che a Sparanise, Giugliano in Campania, Lusciano, Casoria, Caivano e Marano di Napoli.
Come venivano truffati gli anziani?
In alcuni casi i truffatori fingevano di essere figli delle vittime o appartenenti alle forze dell'ordine, o affermavano che c'era il rischio di una denuncia penale o anche il pericolo di arresto per un proprio parente, per un incidente, o per atti di violenza. In tal modo, ottenevano rilevanti somme di danaro, nonché la consegna di monili o carte di credito con il relativo codice pin. In un caso nel quale era stata consegnata la somma di 3.700 euro, avendo richiesto importo aggiuntivo di 5mila euro, al rifiuto della vittima di versare l'ulteriore somma, il presunto autore del fatto ha spinto via l'anziana donna, incalzato dal "centralinista" che nel frattempo seguiva telefonicamente l'andamento dell'azione e che ha urlato: «Sbattila per l'aria e vattene!».