Twitter limita il numero di post visibili in un giorno. Cosa c'è dietro la nuova strategia di Musk?
03 luglio 2023, ore 15:17 , agg. alle 14:36
Si era pensato all’ennesimo social down. Un bug del sistema Twitter o magari un cedimento dei server di riferimento e invece no. Il disagio di milioni di utenti era dettato da un’improvvisa scelta di Elon Musk che potrebbe frenare l'estrazione dei dati da parte di aziende terze ma anche lo sviluppo dell'intelligenza artificiale.
COSA È SUCCESSO?
Facciamo un passo indietro. Sabato, nel corso della mattinata negli USA e in tarda serata in Europa, decine di migliaia di fruitori hanno iniziato a segnalare problemi con il servizio poiché non riuscivano più a leggere nuovi cinguettii nella propria home. Potevano, invece, consultare una comunicazione che li metteva in guardia sull'avere superato il numero di post che potevano leggere in un giorno, motivando così l’azzeramento delle timeline.
A quel punto è partita la tempesta di lamentele sulle bacheche dei social rivali (quelli gestiti da Mark Zuckerberg per intenderci) e su blog che solitamente segnalano malfunzionamenti o crolli di sistema. Poi improvvisamente l’illuminazione dettata dall’hashtag #TwitterLimits. Un asterisco in tendenza che non solo canalizzava reclami e promesse di abbandonare il social network ma spiegava anche che tutto questo disagio era in realtà una nuova limitazione imposta dall’amministratore delegato di Tesla.
LE LIMITAZIONI, SOLO 600 POST AL GIORNO
Musk ha assicurato che i limiti agli account verificati saranno presto allargati a 8.000 e a 400 per i nuovi account senza la spunta blu.
COSA C'È DIETRO LA NUOVA STRATEGIA DI MUSK?
A questo punto bisognerebbe capire perché l’imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense ha scelto questa strategia, all’apparenza poco prolifica in termini economici. Poiché imporre un limite massimo di post visualizzabili così ridotto traslato in altri termini è anche un limitare la possibilità ai diversi inserzionisti pubblicitari di essere conosciuti e cliccati da più utenti, di conseguenza potrebbe disincentivare gli investitori.
Scartiamo anche l’ipotesi etica di rallentare il dibattito pubblico sui social per limitare il fenomeno della Post-verità. E arriviamo così ad associare questa mossa ad un processo avviato lo scorso marzo, quando l’uccellino azzurro annunciò cambiamenti nell’accesso da parte di terzi alla propria Interfaccia di programmazione delle applicazioni (API), l’insieme di regole che consente l’interazione tra software diversi.
Musk aveva già denunciato un atteggiamento troppo aggressivo da parte di aziende privato nell’estrazione di dati dal suo social, attaccando poi società che sviluppano intelligenza artificiale come OpenAI, proprietaria di ChatGpt. L’accusa a queste ultime realtà è di aver usato dei dati di Twitter per addestrare i loro modelli linguistici di grandi dimensioni.
Ultima ipotesi potrebbe essere racchiusa nel banale ma efficace pochi ma buoni. Infatti, questo nuovo atteggiamento potrebbe far abbandonare la piattaforma all’utente medio, convincendo invece i restanti al famoso abbonamento di 8 euro al mese. Un servizio che per chi non può o non riesce a fare a meno di Twitter si trasforma sempre più in una conditio sine qua non.