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“Uccidi i ricchi”, il ritorno dei protagonisti della “Trilogia del Padre” in un nuovo thriller dal ritmo magnetico: ne parliamo con l’autore, Sandrone Dazieri

“Uccidi i ricchi”, il ritorno dei protagonisti della “Trilogia del Padre” in un nuovo thriller dal ritmo magnetico: ne parliamo con l’autore, Sandrone Dazieri

“Uccidi i ricchi”, il ritorno dei protagonisti della “Trilogia del Padre” in un nuovo thriller dal ritmo magnetico: ne parliamo con l’autore, Sandrone Dazieri Photo Credit: "Uccidi i ricchi" di Sandrone Dazieri, Rizzoli


Colomba Caselli e Dante Torre tornano, e con loro le cosiddette “gatte da pelare”: questa volta il mistero riguarda le misteriose morti di alcuni facoltosi personaggi, in una storia itinerante tra Italia ed Europa

Torna il nostro consueto appuntamento di metà settimana con il mondo dell’editoria. Un frangente in cui andiamo a scavare in profondità all’interno dei libri più interessanti delle ultime settimane. Un approfondimento che chiama in causa gli autori e le autrici, artefici della magia racchiusa tra le pagine dei volumi.

Uno spazio che, nelle scorse settimane, ci ha permesso di saperne di più de “Il male maschio”, “La finestra del terzo piano” e “La biblioteca dei libri dimenticati”.

Questa settimana il focus va su un thriller italiano ad ampissimo respiro, in grado di tenere incollati alle pagine grazie a una pregevole gestione delle rivelazioni durante tutto l’arco narrativo. Si tratta di “Uccidi i ricchi” di Sandrone Dazieri, edito da Rizzoli. E proprio con l’autore siamo andati a scoprire i retroscena che hanno portato alla nascita di questa storia.


UCCIDI I RICCHI, QUANDO SI DICE CHE I SOLDI NON FANNO LA FELICITÀ…

Ciao Sandrone, prima di andare ad approfondire i retroscena del libro partirei subito con un’infarinatura sulla storia: di cosa parla “Uccidi i ricchi”?

“È un thriller noir. Una coppia di investigatori cerca di capire chi sta ammazzando alcune delle persone più ricche del mondo tra Milano, la Sardegna, la Svizzera e Parigi. Intanto, parte una rivolta sociale al grido di UCCIDI I RICCHI, guidata da un misterioso utente di Telegram che si firma A. Train.”


Il libro racconta, in maniera organica all’interno della sua narrazione, anche di un tema, che potremmo definire provocatoriamente “cospirazionista”, sempre di fortissima attualità: quello relativo ai super (per non dire iper) ricchi in grado di influire in maniera importante – se non decisiva – su processi decisionali che riguardano la popolazione mondiale. C’è chi tira i fili nell’ombra, quindi?

“Non mi sembrano così nell’ombra, tutti sanno chi sono. Se serve una rinfrescata basta guardare chi stesse in piedi dietro Mr. Trump durante la cerimonia di insediamento. Non credo, però, che esista una “cupola” di ricchi che controlla tutto, penso solamente che i loro interessi vadano nella stessa direzione, quella di un mondo dove poter fare affari senza i vincoli della politica e delle leggi, incuranti dei miliardi di persone che vivono in stato di povertà.”


C'è anche una bella disamina su quelle che sono le sottoclassi in cui si dividono i ricchi. Un ecosistema ricco (è il caso di dirlo) di sfumature...

“Da fuori i ricchi sembrano tutti uguali, soprattutto per chi ricco non è, ma c’è una stratificazione di potere e influenza. Per scrivere il romanzo li ho studiati un po’ e mi sono reso conto che oggi c’è una categoria di miliardari che ha un livello di ricchezza e potere mai raggiunto nella storia del mondo. Quelli che possiedono la nostra vita, perché tutti noi usiamo i loro prodotti o i loro servizi, da Internet ai cellulari.”


Un altro tema che affronti in “Uccidi i ricchi” è anche quello della vita eterna, la capacità di opporsi al “Tristo Mietitore” se hai il conto in banca con gli zeri al posto giusto. Con tutti i risvolti etico-filosofici annessi e connessi che saltano fuori.

“È il solito problema, vendi l’anima per ricchezza e potere, ma prima o poi l’inferno ti aspetta. Ecco, i super ricchi sperano di esserne esentati. Quando sono tra di loro, parlano solo di longevità, di manipolazione genetica, di sopravvivenza oltre la morte. Clonano i loro animali da compagnia nella speranza un giorno di poter clonare anche corpi nuovi dove trasferirsi, si fanno ibernare nella speranza di essere resuscitati tra qualche migliaio di anni, si cambiano il sangue, si prendono integratori che costano cifre folli. E nel caso di disastri naturali, si costruiscono città sotterranee protette anche dai raggi cosmici, dove trasferirsi con la famiglia e qualche centinaio di servitori. So che sembra fantascienza, ma è la realtà: vogliono sopravvivere anche all’Apocalisse.”


Quello che si nota in “Uccidi i ricchi” è un lavoro di costruzione della storia che mostra una stratificazione importante, tra linee di trama e caratteristiche dei personaggi. Quanto tempo ha richiesto questo puzzle affinché ogni tessera andasse al proprio posto?

“Circa un anno. Prima ho studiato l’ambiente, poi ho immaginato la storia gialla che mi permettesse di attraversarlo. Anche se uso temi di attualità e mi interessa raccontare il presente, non sono un saggista, ma uno scrittore di romanzi che cerco di rendere appassionanti e divertenti. E cerco sempre di sorprendere il lettore: so di avere a che fare con lettori esperti di giallo quanto lo sono io, se non di più, e questa è la parte più complicata.”



NUOVI SCENARI E PROTAGONISTI CHE TORNANO DAL PASSATO

Con i protagonisti, Colomba Caselli e Dante Torre, si assiste a un ritorno, dopo l’apprezzatissima “Trilogia del padre” (recentemente ristampata in formato integrale). Quanto sono maturati nel corso di questi anni (si parla di oltre un decennio) i due personaggi e cosa portano in dote con loro all’interno di questo nuovo romanzo?

“Nel loro mondo gli anni trascorsi sono solo tre. Certo, i due sono cambiati. Dante ha terminato la sua lotta con il serial killer chiamato il Padre e i suoi “alleati”, Colomba è stata costretta a lasciare la polizia. Come dote nel nuovo romanzo, credo che portino una nuova consapevolezza nelle proprie capacità. Inoltre sono diventati ancora più legati tra loro. Si vogliono molto bene, e non rinuncerebbero mai a quello che hanno costruito assieme, anche se non sono una coppia in senso “romantico”.”


Un tempo, per dare a un thriller un bel respiro, sembrava quasi necessario cercare ambientazioni d'oltreoceano. Oggi invece sono sempre di più le storie che trovano in location italiane un'ambientazione perfetta. Anche Jeffery Deaver - che tra l'altro ha speso belle parole per "Uccidi i ricchi" - per dire, ha portato il suo "Valzer dell'impiccato" tra i vicoli di Napoli. Come mai secondo te questa nuova tendenza (se di "nuova" si può parlare)?

“Le ambientazioni negli Stati Uniti hanno sempre il loro fascino, ma credo che vadano lasciate a chi è nato e cresciuto da quelle parti, altrimenti il risultato è derivativo e vagamente oratoriale. Credo che poi il nostro Paese debba essere narrato, nei suoi cambiamenti e nelle sue contraddizioni. Gli scrittori di genere come me hanno questo compito.”


Ho come l'impressione che sentiremo ancora parlare di Colomba Caselli e Dante Torre. Hai già qualcosa che bolle in pentola in tal senso oppure proverai a proiettati verso altri orizzonti narrativi?

“Sto scrivendo un altro romanzo con loro. Adesso che sono tornati, non vogliono farsi rimettere nel cassetto...”


E mi sembra più che giusto. Prima di salutarci, domanda di rito: se questo libro fosse una canzone, quale sarebbe?

“Sicuramente “Soldi”, di Mahmood.”


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