Uccise la sorella, Alberto Scagni condannato a a 24 anni e 6 mesi, i genitori, dal processo nessuna verità
Uccise la sorella, Alberto Scagni condannato a a 24 anni e 6 mesi, i genitori, dal processo nessuna verità Photo Credit: foto agenzia fotogramma.it
30 settembre 2023, ore 07:20
Scagni ha un vizio parziale di mente e alla fine della pena dovrà essere curato, i genitori protestano, per noi non è stato un processo sano, nostro figlio va curato
La corte d'assise di Genova ha condannato a 24 anni e mezzo Alberto Scagni, l'uomo che il primo maggio 2022 uccise con 24 coltellate la sorella Alice sotto la casa di lei a Genova Quinto. Scagni ha un vizio parziale di mente e alla fine della pena dovrà essere curato. Esclusa l'aggravante della crudeltà e del mezzo insidioso ma accolta la premeditazione. Per i giudici Alberto Scagni è malato, ha un vizio parziale di mente. Sono i passaggi salienti della sentenza della corte d'assise di Genova, presieduta dal giudice Massimo Cusatti, pronunciata nei confronti dell'uomo che il primo maggio 2022 uccise con 24 coltellate la sorella Alice sotto la casa di lei a Genova Quinto. I giudici hanno escluso l'aggravante della crudeltà e del mezzo insidioso, ma hanno ritenuto che quel delitto fu premeditato. Il pubblico ministero Paola Crispo aveva chiesto l'ergastolo perché ritiene Alberto pienamente capace di intendere. Adesso valuterà se impugnare il verdetto. I giudici hanno disposto anche la permanenza dell'uomo per almeno tre anni, dopo il carcere, in una Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza.
Soddisfatti i legali di Scagni, protestano i genitori
"Siamo moderatamente soddisfatti dalla sentenza visto che sono state accolte gran parte delle nostre argomentazioni" - hanno detto Mirko Bettoli e Alberto Caselli Lapeschi, i legali di Alberto Scagni "I giudici hanno capito che Alberto deve essere curato e rieducato al termine della condanna perché gli è stato riconosciuto un disturbo grave della personalità". Dura invece, la reazione di Antonella Zarri e Graziano Scagni, i genitori di vittima e assassino: "Abbiamo chiesto ad alta voce la giusta pena per Alberto. Ma non è stata ricercata la verità" hanno detto "per noi non è stato un processo sano, non può esserci giustizia. Non siamo stati nemmeno ascoltati. Nostro figlio va curato. Ma aspettiamo che sia perso? Che abbia 90 anni per farlo?".
La perizia
Durante le indagini l'assassino era stato sottoposto a una perizia psichiatrica. Elvezio Pirfo, il medico nominato dal giudice aveva definito Alberto Scagni "antisociale, narcisista, borderline, socialmente pericoloso" e aveva concluso per la seminfermità. Ne era nato un duro scontro con il consulente della procura, Giacomo Mongodi, per il quale invece il killer era pienamente capace. Il giorno del delitto Scagni minacciò i familiari perché voleva dei soldi. In poche settimane aveva sperperato 15mila euro del suo fondo pensione. "Fra cinque minuti io controllo il conto, se non ho i soldi stasera tua figlia e Gianluca (il marito, ndr) sai dove sono? lo sai dove c... sono?" disse ai genitori. Una telefonata terribile che annunciava l'omicidio compiuto poco dopo. L'uomo dopo la chiamata andò sotto casa della sorella Alice e la aspettò per diverse ore. Ma prima del delitto il padre chiamò la centrale operativa della polizia segnalando il pericolo. Gli agenti risposero di rimanere in casa e richiamare nel caso il figlio si fosse presentato da loro e di fare una denuncia perché senza non sarebbero potuti intervenire. Dopo l'omicidio i genitori avevano presentato un esposto, tramite l'avvocato Fabio Anselmo, contro due agenti della centrale e la dottoressa della Salute mentale della Asl3 perchè secondo loro erano stati sottovalutati gli allarmi e le richieste di aiuto.
L'uomo era stato segnalato
Nei giorni precedenti il delitto i parenti di Alberto Scagni avevano segnalato alla questura come il figlio si stesse facendo sempre più aggressivo. Le forze dell'ordine erano già intervenute nel condominio per le molestie di Alberto contro i vicini. Il giorno prima dell'omicidio una volante si era presentata perché aveva tentato di bruciare la porta di casa della nonna. Per quel fascicolo, nelle scorse settimane, la pm ha chiesto l'archiviazione perché i familiari "non hanno mai denunciato il figlio e le forze dell'ordine non potevano valutare in anticipo la pericolosità".