Ucraina, Putin non esclude l'ingresso delle forze russe nel Paese, Nato in allerta e raffica di sanzioni
22 febbraio 2022, ore 19:15 , agg. alle 19:27
L'Unione Europea ha predisposto un pacchetto di misure contro Mosca, dopo il riconoscimento delle repubbliche separatiste nel Donbass
L’'ingresso dell'esercito di Mosca in Ucraina dipenderà dalla situazione sul terreno, uno scenario ancora imprevedibile. Così Vladimir Putin, dopo il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Luhansk e Donetsk e l’approvazione da parte del Senato russo dell’'utilizzo delle forze militari all’estero, a sostegno dei separatisti. Il presidente ha chiesto una demilitarizzazione dell’Ucraina, indicando come una soluzione alla crisi la rinuncia volontaria da parte di Kiev all’ingresso nella Nato. Un’adesione che rappresenterebbe una minaccia, ha detto Putin, dato che lo stato ex sovietico, con l’aiuto degli alleati, potrebbe dotarsi di armi nucleari.
La Nato è in allerta
Condanniamo l'incursione militare in Ucraina, ha dichiarato il segretario generale della Nato Stoltenberg a Bruxelles, riferendosi alle colonne militari russe entrate la scorsa notte nel Donbass, dove gli scontri si sono intensificati. Temiamo un attacco su larga scala, ha aggiunto.
Sanzioni Ue per Mosca
Unita l’Unione Europea sul fronte delle sanzioni. Definito all’unanimità un primo pacchetto di misure che faranno molto male alla Russia. Così l'Alto Rappresentante per la Politica Estera Borrell, al termine della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri. Verrà limitato l’accesso ai mercati finanziari, Mosca non potrà più collocare titoli di stato, previste sanzioni per i deputati della Duma russa che hanno votato il riconoscimento delle repubbliche secessioniste, violando l’integrità territoriale dell’ Ucraina.
Al centro della crisi ucraina c’è il Donbass
Si tratta di una ricca regione carbonifera nel sud-est del Paese, abitata da una grande comunità russofona, per Vladimir Putin il cuscinetto ideale, per rosicchiare territorio a Kiev e indebolirne le pretese di entrare nell'orbita occidentale. La miccia si accende nel 2014, quando dopo la rivolta e la cacciata dell’allora presidente ucraino filo-russo Yanukovich, Mosca decide l'annessione della penisola della Crimea, nel sud dell'Ucraina. Da quel momento parte la mobilitazione anche nelle regioni di Lugansk e Donetsk, gruppi militari in breve prendono il controllo di parte della regione, grazie all'appoggio occulto di Mosca che fornisce denaro e armi, ed iniziano a scontrarsi con l’esercito di Kiev. Gli sforzi della diplomazia internazionale portano agli accordi di Minsk, in parte mai attuati. L’importanza del Donbass per il Cremlino è anche economica, per i giacimenti di carbone nella regione.