Un oceano di spazzatura spaziale orbita sulle nostre teste, ecco quali rischi ci sono per la terra
06 gennaio 2021, ore 12:00 , agg. alle 10:50
Come se non bastasse l’inquinamento terrestre, il 2021 si apre con la vergognosa notizia di quello spaziale
A sky is a landfill (“il cielo è una discarica”) cantava con straordinario anticipo sui tempi il talentoso Jeff Buckley o, per dirla in maniera meno “alta”, al peggio non c’è limite. All’uomo non basta inquinare il pianeta in cui vive, lo fa anche con lo spazio. Come se non bastasse l’inquinamento terrestre, in questo inizio di 2021 giunge la poco edificante notizia di quello spaziale: un oceano di spazzatura con oltre un milione di detriti grandi più di un centimetro e fuori controllo vola sulle nostre teste. Se qualcuno stesse già tirando un sospiro di sollievo, immaginando che il problema non lo riguardi, sbaglierebbe. Se i detriti impattassero con il nostro pianeta avrebbero infatti un effetto devastante.
Italia in prima linea sul tema dei detriti spaziali
Da quest’anno la tematica dei detriti spaziali entra per la prima volta nel programma spaziale dell'Unione Europea, come sostiene l'esperto di detriti spaziali dell'Asi, Ettore Perozzi, intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos. Non solo, perché l’Italia, rappresentata dall'Agenzia Spaziale Italiana, è stata fra i 5 Paesi europei che hanno iniziato le attività di monitoraggio degli oggetti spaziali, satelliti o detriti. L'esperto spiega che ogni volta che si studia una missione spaziale, si cerca di capire la sua sostenibilità ecologica, ovvero il suo impatto sull'ambiente spaziale: la comunità scientifica italiana ha anche sviluppato degli indici di sostenibilità dello spazio. Per una volta dunque non siamo il fanalino di coda della ricerca, anzi, dovremmo essere fieri di detenere il primato delle competenze in tema di detriti spaziali, in quanto il nostro paese ha partecipato da subito alle iniziative messe in campo per tentare di arginare il problema.
Detriti spaziali: un rischio per la Terra
Il rischio grosso, spiega sempre l'esperto dell'Asi, è che uno di questi piccoli rifiuti colpisca un oggetto orbitante di grandi dimensioni generando una nuova nube di piccoli detriti. Pertanto è necessario evitare la proliferazione di detriti spaziali. Va da sé che la prima azione da intraprendere sia quella della ripulitura dello spazio per far sì che la situazione non peggiori, ossia si deve procedere alla cattura dei grandi oggetti spaziali inattivi rimuovendoli dall'orbita e riportandoli sulla terra. Ed è altrettanto ovvio che si dovrebbe avere, perlomeno da ora in avanti, una maggiore attenzione nella gestione delle missioni al fine di minimizzare la produzione di nuovi rifiuti, puntando alla sostenibilità dello spazio.
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