"Una donna deve avere un piano": Maye Musk, mamma di Elon e donna di successo, racconta la sua straordinaria storia. In libreria l'edizione italiana della sua autobiografia
"Una donna deve avere un piano": Maye Musk, mamma di Elon e donna di successo, racconta la sua straordinaria storia. In libreria l'edizione italiana della sua autobiografia
12 gennaio 2023, ore 08:00
Da ieri, 11 gennaio, è disponibile in libreria "Una donna deve avere un piano", l'autobiografia di Maye Musk, madre di Elon Musk. Maye Musk sarà a Milano oggi, 12 gennaio, per presentare il libro al pubblico in occasione dell'uscita italiana.
Leggi il cognome e subito pensi al geniale e controverso Elon. Ma il pilastro della famiglia è sua madre: Maye. Che è cresciuta nel deserto del Sudafrica e ha lavorato come dietologa. Ha lasciato un marito violento e tirato su tre figli da sola. E a 60 anni è diventata un’icona fashion. Oggi, a 74, ripercorre la sua vita «vissuta pericolosamente ma sempre preparata all’imprevisto». In un’appassionante autobiografia e nell’intervista esclusiva concessa al settimanale Donna Moderna.
«Se hai un atteggiamento positivo e un piano, e sei disponibile a correre qualche rischio, anche andare su Marte è possibile» scrive Maye Musk nella sua autobiografia: 74 anni, due carriere, tre figli, uno dei quali - indovinate - si chiama Elon e su Marte ha intenzione di andare davvero. Una donna deve avere un piano è pertanto il titolo del libro - metà memoir, metà manuale per signore determinate a superare ogni avversità - appena uscito in Italia per Giunti Editore. La vita di Maye Musk sembra un romanzo d’avventura e in questa lunga intervista a Donna Moderna si aggiungono dettagli alla origin story di Elon Musk, la creatura più simile ad Iron Man mai comparsa sul Pianeta Terra.
La storia di Maye comincia con un aeroplano. Un Bellanca a elica battezzato Winnie, comprato nel 1948 - l’anno in cui nasce, insieme alla gemella Faye - e che diventa la mascotte della famiglia: quando i genitori decidono di trasferirsi dal Canada al Sudafrica, nel 1950, lo caricano su una nave cargo (tranne le ali, spedite a parte) insieme a una Cadillac, armi e bagagli, e poi partono per un trasloco lungo due mesi. «Non ho idea di come abbia fatto mia madre, con due gemelle di 2 anni e altri due figli, uno di 6 e l’altro di 8. Eppure ci è riuscita», racconta a Donna Moderna. E poi ha perseverato: «Quando eravamo piccoli, d’inverno ci portavano in viaggio nel deserto del Kalahari alla ricerca della città perduta. Col senno di poi, era pericoloso avventurarsi nel deserto armati solo di bussola e provviste per tre settimane, ma i miei genitori pianificavano ogni spedizione fin nei minimi dettagli… Ora che sono adulta ripenso a tutto il lavoro che mia madre svolgeva in anticipo per rendere quei viaggi tanto piacevoli». Vivere pericolosamente ma preparati all’imprevisto, non avere paura, esplorare ogni possibilità: sono chiaramente tradizioni di famiglia. E non si possono insegnare: si manifestano.
«Io non ho mai detto ai miei figli “siate impavidi”», dice a Donna Moderna. «Loro mi hanno visto commettere errori e risolvere problemi, perché spesso le cose vanno storte. Per mia figlia sono “inarrestabile”: ho cambiato città otto volte – nove, ora che sono tornata a New York – e per ognuna vanno considerati almeno tre traslochi, ché si sa come funziona: prima un affitto, poi un altro, poi magari il prezzo aumenta e devi rimetterti a cercare casa. Serve sempre un nuovo piano, e poi un altro, e un altro ancora... I miei figli hanno imparato a sopravvivere nello stesso modo in cui l’ho imparato io: guardando i miei genitori, gente che lavorava duro. Loro avevano me, ma anche le foto che mia madre aveva scattato durante le nostre avventure, imprese uniche al mondo».
Tutti e tre i ragazzi Musk hanno effettivamente raggiunto un certo successo. Kimbal, il secondogenito, oggi lavora come chef e imprenditore. Dopo la laurea a Pretoria si è trasferito a Kingston, nell’Ontario, dove già studiava Elon: insieme hanno fondato la Zip2, un’azienda di software di mappe da vendere ai giornali. La signora Musk ricorda che, il giorno prima di un incontro con potenziali investitori, fu lei a pagare per la stampa a colori della presentazione. La sera dopo li invitò al ristorante per festeggiare – «Erano mesi che ci nutrivamo di cibo da fast-food, tutti piatti economici, veloci e ordinabili alle due di notte. Kimbal dice che ancora sente il sapore delle fajitas di pollo» – e al momento del conto li informò: «“Questa è l’ultima volta che vedete la mia carta di credito”. E così fu». Eppure sul web c’è gente con aria saputa che sostiene vivessero nel lusso perché il padre Errol, ingegnere, possiede addirittura una miniera di diamanti. «Sono sempre curiosa di capire dove questa gente prenda le sue informazioni: evidentemente non hanno letto il mio libro! Sembravo benestante perché non mi lamentavo di un appartamento a equo canone. Anche la mia famiglia me lo ha fatto notare: ho passato parecchi guai, eppure non ho mai chiesto soldi. Non mi servivano: avevo quello che bastava per mandare i miei figli alla scuola pubblica, con uniformi di seconda mano. Niente cinema, niente cene fuori: cucinavo fagioli, sani e convenienti. Tagliavo da sola i capelli dei ragazzi… E in questo sì, ero terribile! Non sono mai stata ricca, prima di investire nell’azienda dei miei figli. E devo dire che sono stati generosi, quando poi l’hanno venduta».
Quello con Errol Musk, peraltro, non è certo stato un matrimonio felice. Nel libro Maye racconta che lui cominciò a picchiarla durante la luna di miele e andò avanti per un bel po’, anche davanti ai bambini: i due più piccoli piangevano in un angolo, «mentre Elon, che di anni ne aveva 5, lo prendeva a pugni sulle gambe, da dietro, per farlo smettere». Quando in Sudafrica viene approvata la legge sul divorzio, nel 1979, finalmente può scegliere di andarsene. Da Pretoria si trasferisce prima a Durban e poi a Johannesburg, lavorando come dietologa e facendo la modella per arrotondare. A 41 anni, finalmente, comincia a sentirsi al sicuro, anche professionalmente. Così decide di assecondare il desiderio della figlia Tosca di raggiungere i fratelli in Canada. In fondo, perché no? Si tratta solo di ricominciare tutto da capo. Dopo la laurea all’università della British Columbia e un po’ di gavetta, Tosca gira il suo primo film da regista, prodotto da Elon. Oggi è la ceo di Passionflix, spiega Maye orgogliosa. «Un progetto molto innovativo: una piattaforma di streaming dedicata alle donne, in cui le registe sono donne, le attrici sono pagate quanto gli attori e le protagoniste non sono mai vittime ma donne affermate, sicure di sé. C’è il dramma - per forza: sono storie d’amore - ma non l’abuso. Tosca lo chiama “lo sguardo femminile”, in contrapposizione a quello maschile».
È molto fiera di tutti i suoi ragazzi, prosegue. «Io lavoravo fino a tardi, e loro dovevano comportarsi bene, ché il mio ufficio era in casa. Hanno fatto tutto da soli: li ho lasciati liberi di scegliere cosa studiare, ma si sono dovuti occupare anche dei prestiti e delle borse di studio. E hanno abitato in posti davvero infimi, quando li andavo a trovare dormivo su un materasso buttato per terra. Una volta ho chiesto a Elon: “Scusa ma dove lo hai trovato, questo materasso, in mezzo a una strada?” E lui mi ha risposto: “Mamma, mi è costato 25 dollari!”. Capisce? Non gli avevo dato abbastanza fiducia! Ma ho passato così tanto tempo tra le sabbie del Kalahari che non mi turbava certo dormire sul pavimento!».
Dopo Zip2, Elon sviluppa e poi vende PayPal, inventa SpaceX, co-fonda Tesla. Per Maye potrebbe essere infine il momento di tirare il fiato: ha tre figli sistemati, e la sua attività da dietologa è ben avviata anche a Toronto. Lavora ancora come modella - «per le pubblicità di sconti sui letti» - ma niente di che, tanto che decide di non tingersi più i capelli. Invece nel 2010 la chiamano per la foto di apertura dell’inserto salute di Time e - favolosamente nuda, favolosamente bianca - a 60 anni suonati diventa una top model. Finisce in un video di Beyoncé; sulla copertina del New York Magazine; testimonial dei cosmetici Cover Girl; in costume su Sports Illustrated; in passerella per Dolce & Gabbana. Su Instagram ha oltre 600.000 follower cui ribadisce quotidianamente #ItsGreatToBe74, avere 74 anni è fantastico. Su Twitter, da quando Elon è il padrone, ne ha guadagnati almeno 100.000. Ci sono gli haters, certo, ma basta ignorarli: «Sui social mi diverto un sacco. E sono una celebrità, quindi non ho più bisogno di fare provini. Quando porto a spasso il cane, per non farmi riconoscere, sono costretta a camuffarmi un po’, ma se in compenso non devo più competere con altre 300 donne per un ingaggio, direi che ne vale la pena. I miei 60 anni sono stati migliori dei 50, i miei 70 migliori dei 60. Ho imparato a dire di no, a evitare le persone sgradevoli: non devo più compiacere nessuno. Alla mia età ho una libertà immensa». E tre figli molto devoti con cui godersela.