Università, il ministro Messa annuncia il ritorno delle lauree in presenza in estate

Università, il ministro Messa annuncia il ritorno delle lauree in presenza in estate

Università, il ministro Messa annuncia il ritorno delle lauree in presenza in estate


Sulla frequenza delle lezioni si è ribadita la necessità di proseguire con didattica mista

Dallo scoppio della pandemia di Coronavirus nel nostro Paese è sempre stato difficile rendersi conto di quanti comparti si siano trovati in seria difficoltà; dalle imprese alla cultura allo spettacolo, ciascuno ha dovuto riprogrammare il proprio modo di vivere, lavorare e passare il tempo. Grande dibattito c'è stato intorno al mondo della scuola, una ferita aperta da decenni nel nostro Paese per le sue difficoltà, le sue contraddizioni e, perché no, anche per i suoi successi, senza che fosse quasi mai chiaro a chi andassero attribuiti. Una discussione, quella degli ultimi mesi, più che mai necessaria perché nata dall'esigenza di salvaguardare la next generation, "il nostro futuro", ossia la fascia più giovane della popolazione, nonché la loro formazione culturale. Un mondo complesso che parte dalla più tenera età e che dovrebbe terminare alla fine del ciclo di studi, intorno ai venticinque anni per i più bravi, se non oltre. Alla resa dei conti il dibattito si ferma troppo spesso prima, ossia alla fine del ciclo superiore, se non addirittura al termine della scuola dell'obbligo; resta in avanti un mondo che pure è ben capace di procedere da solo, ma che andrebbe ancor più spedito se fosse oggetto di maggiori attenzioni. È l'università, un comparto immenso che racchiude anche il settore chiave - strategico per davvero - della ricerca. Con il governo Conte bis e lo scorporo del Miur in ministero dell'Istruzione da un lato e ministero dell'Università e della ricerca dall'altro si era forse voluto dare finalmente un giusto segnale, salvo poi sprofondare ancora una volta nell'oblio di una pandemia mondiale.


Le lauree tornano in presenza

Arriviamo a oggi. L'università e i suoi studenti hanno come tutti rispettato le chiusure (molte) e le riaperture (poche) che il Paese ha conosciuto nell'ultimo anno e mezzo. Ora che l'Italia "inizia a riaprire", anche negli atenei si inizia (forse) a intravedere la luce. Uno dei primi segnali positivi è il possibile ritorno delle sessioni di laurea in presenza. Il ministro dell'Università Maria Cristina Messa ha infatti dichiarato l'intenzione di tornare a celebrare un momento così importante nella vita delle studentesse e degli studenti per lo più di persona nelle aule dell'università. "La prima sessione potrebbe essere quest'estate" ha dichiarato Messa, "a meno che non si abbiano difficoltà a raggiungere la sede".

La didattica rimane blended

Altro grande punto interrogativo resta la presenza delle studentesse degli studenti in aula per le lezioni ordinarie. Da qualche mese a questa parte, anche con la possibilità di tornare a fare lezione in presenza, si è comunque sempre mantenuta una didattica blended, mista, sia per tutelare chi era impossibilitato a raggiungere gli atenei sia per permettere il distanziamento degli alunni in aula. "Dobbiamo mantenere la doppia linea in presenza e non. Sulla percentuale di studenti in aula, dipende dalle aule, molto diverse l'una dall'altra. Per i gruppi più piccoli anche al 100%, per quelli più grandi al 30%". Il ministro Messa ha parlato di una certa forma di didattica digitale anche per il post pandemia: "Si potranno accogliere anche studenti da università straniere collegati. Sarà un'università in presenza a cui si aggiunge la distanza". In merito all'immunizzazione del personale, "stiamo raccogliendo i dati. Quando si è interrotta la vaccinazione per la revisione di AstraZeneca si era raggiunta una buona percentuale, con docenti e ricercatori vaccinati intorno al 60%".


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