10 maggio 2023, ore 23:31
L'Inter si aggiudica la sfida di andata dell'Euroderby di Champions, nominalmente in trasferta, contro il Milan battuto 2-0. Tra sei giorni si definirà la finalista di Champions League che affronterà la vincente dell'altra sfida tra Real Madrid e Manchester City
Nella serata della Grande Milano, è la metà nerazzurra a gonfiare il petto e a sentirsi un po' più grande dell'altra parte della città, quella rossonera. La prima semifinale Champions è infatti tutta dell'Inter, che con un terribile uno-due a inizio gara manda al tappeto il Milan e prenota la finale di Istanbul. Nel derby tutto può succedere, specie se Pioli recupererà per il ritorno Leao; ma se i rapporti di forza sono quelli visti stasera nel primo atto a San Siro, Inzaghi può crederci molto più del collega milanista. A firmare il 2-0 finale sono Dzeko e Mkhitarya, in gol in tre minuti a inizio gara. E' l'immagine di un Milan che ha smarrito la bussola e di un'Inter che ha ritrovato la verve e sa essere devastante. Semmai, il difetto di serata è stato non aver avuto la ferocia di fare il terzo gol che avrebbe ucciso ogni speranza avversaria. E al gol, anche sul 2-0, è apparsa sempre più vicina l'Inter, anche quando lo rincorreva il Milan. Tra scenografie delle Curve e vip in tribuna - da Djokovic a La Russa - all'inizio spiccano i capelli rosa shocking di Theo Hernandez, presagio della serata Milan, e il capannello in cui si abbracciano a centro del campo i rossoneri, per fare gruppo. Sull'altro fronte, l'Inter è in campo con maglie senza sponsor, e sembra un derby d'altri tempi. In tribuna è seduto anche Leao, che non ce la fa a recuperare e si consola solo in parte col rinnovo in arrivo. Al suo posto, Salemakers. Nell'Inter invece Inzaghi si affida alla coppia d'attacco più in forma del momento, Dzeko-Lautaro, riservandosi all'occasione freschezza e forza fisica di Lukaku.
IL MATCH
L'inizio è di pura rincorsa dell'avversario. L'Inter tiene palla, il Milan lo aggredisce. Sembrano scacchi più che calcio, ma regina e forse anche re se li mangia il terribile uno-due nerazzurro, tra 8' e 11', alle prime azioni vere: prima Dzeko, al volo sull'angolo che apre il conto dei corner, firma l'1-0, poi Mikhtaryan entra a centro area su ripartenza e velo di Lautaro e firma il raddoppio. Il Milan, che perde subito anche Bennacer sostituito da Messias nei tre alle spalle di Giroud, sbanda vistosamente; al 15' c'è solo il palo a togliere a Chalanoglu la gioia del terzo gol. I rossoneri faticano a riorganizzaresi, mentre l'avversario cerca il colpo del ko. Il primo colpo di coda del Diavolo è alla mezzora: cross di Messias, il tacco di Calabria è fuori. Due minuti dopo la caduta in area di Lautaro vale il rigore, che il Var toglie all'Inter, per la fortuna del Milan. Con Dumfries sottoporta (34') l'Inter resta pericolosa. Salemakers prova a scuotere sulla fascia la manovra rossonera, disordinata nel palleggio e priva di cambi di passo. Alla ripresa, perciò, la squadra di Pioli prova a caricare a testa bassa alla ricerca del gol che riapra i giochi in vista del ritorno, e si fa notare nei primi minuti: un tiro di Diaz, una discesa di Messias che spreca a lato mentre Giroud è libero. L'Inter, trascinata dal dinamismo di Barella e dalla classe di Dezko, appare piu' efficace. Parte del merito va anche agli inconsueti buchi centrali della difesa rossonera: lì all'8' si infila Dzeko per il tiro a botta sicura, ma Maignan di piede tiene in vita la sua squadra. Allo scadere della prima ora, Inzaghi ha già cambiato Mkhitaryba con Brozovic per una miglior gestione, mentre Pioli inserisce Origi per Salemakers. Lo scopo è aumentare il potenziale offensivo, e l'occasione buona ce l'ha sul destro Tonali al termine di una bella combinazione rossonera: è il 18', il palo e una lieve deviazione di Bastoni spengono le speranze rossonere. Scocca anche l'ora di Lukaku, dentro per Dzeko, quando tutte e due le squadre sembrano stanche, al 25'. La partita in effetti va in sonno, il Milan non punge e l'Inter non osa, anche se l'unica palla buona è sua e la spreca il subentrato Gagliardini. Appuntamento tra sei giorni, sempre a San Siro, per un altro derby. E un'altra storia, spera Pioli, perchè a ora la finale di Istanbul ha piu' i colori nerazzurri.
S. SIRO FA RECORD D'INCASSO
La tradizione del Milan, la semifinale 2003 e la voglia di rivincita dell'Inter. La rivalsa - in attesa di capire quel che sarà al minuto 180 - è stata innanzitutto quella di San Siro, lo stadio che nessuno vuole più. Ma che con i suoi 75.532 spettatori stabilisce il nuovo record di incasso del calcio italiano con 10.461.705 euro. Nel 1926, lo stadio costò 5 milioni di Lire: al cambio di oggi, 2.582 euro. Sì, il primo vincitore è proprio lo stadio nato per volontà di Pirelli e intitolato a Meazza: presidente del Milan e sponsor dell'Inter il primo, giocatore dell'Inter con trascorsi rossoneri il secondo. Una comunione di milanesità per il santuario calcistico, che celebra la liturgia calcistica più importante degli ultimi 20 anni. Alle 19.53 parte il primo coro dalla Sud, il ping pong della Nord alza i decibel. Se fuori dallo stadio maglie, sciarpe e tifosi facevano ingresso comune, dentro ci sono i 105 metri del terreno e un sogno grande così a dividere i figli della stessa città. Fratelli fuori, Caino e Abele dentro. All'ingresso delle due squadre per il riscaldamento, ore 20.17, il tuono del Meazza farebbe alzare pelle d'oca anche ad Attila. "L'inferno è vuoto, tutti i diavoli sono qui!", srotola la minaccia un lenzuolo della curva rossonera. La Nord dedica un coro all'ultrà in campo, Dimarco, che incita i suoi ad infiammare l'ambiente. Ci pensa "Pioli is on fire", con il Meazza a maggioranza rossonero che salta e fa tremare chi è rimasto seduto, mentre Calhanoglu si prende gli epiteti da riferire a casa. Nella città di Sant'Ambrogio, all'ingresso in campo c'è la rappresentazione del diavolo da una parte e la scritta "Curva nord" a chiudere il cerchio dall'altra parte. Uno spettacolo anche per Djokovic e Berrettini, Gasly e Giovanazzi, Melissa Satta ed Elettra Lamborghini, presenti in tribuna. Come il presidente del Senato, La Russa, e il ministro Abodi, Lazza e Sangiovanni, Fabio Volo e Il Volo. A prendere quota, con il passare dei minuti, è la tensione. Quando inizia, la partita sembra un dettaglio: bandiere che sventolano al secondo verde, braccia che si aprono e chiudono all'unisono nel blu. E i settori lunghi inquilini di un monolocale abitato da logorroici sordi, che non possono sentirsi nella cacofonia assordante e senza requie. Inizia così una parentesi di un'ora e mezza di gioco tra lo spettacolo della vigilia e l'attesa per quel che sarà la prossima settimana. Nel santuario calcistico del quartiere di San Siro - colui che portò pani e pesci a Gesù - il miracolo della moltiplicazione è per le speranze dei restanti 90 minuti. Quelli che valgono un biglietto per Istanbul.