Urne elettorali vuote così come gli elettori

Urne elettorali vuote così come gli elettori

Urne elettorali vuote così come gli elettori


Il punto politico di Davide Giacalone

Le urne elettorali sono sempre più vuote. Il fatto è che son vuote anche le teste di quanti vorrebbero essere votati. Dalla Sicilia a Ostia l’appuntamento elettorale è trattato manco fosse un giudizio divino e da quello dipendessero le sorti del mondo, ma, a dispetto di tanto strombazzare, gli elettori fanno spallucce e deambulano altrove. Disaffezione e menefreghismo? Forse peggio: le alternative esistenti non sono alternative all’esistente.
A sinistra è in atto un titanico sforzo per agguantare l’unità. O, detta in modo diverso, a sinistra ce la stanno mettendo tutta per riuscire a rifare quel che Berlusconi fa a destra. Oramai sono più di venti anni che andiamo avanti in quel modo e l’esito è sempre lo stesso: si raggruppano forze diverse, talora antagoniste e incompatibili, pur di vincere le elezioni, poi con quelle si va al governo e le strade si dividono in due opzioni: i governi di sinistra cadono, quelli di destra rimangono immobili. Nessuno governa. Né può, perché le cose che avrebbe voglia di fare sono più affini a quelle desiderate da una parte degli elettori e degli eletti dell’altro fronte, piuttosto che a quelli che ci si ritrova fra gli alleati.

In tanti anni, però, un prodotto nuovo è stato messo in commercio, da Casaleggio e Grillo. Nel vederlo emergere, non condividendone lo spirito e restando incognito il programma, ritenni comunque positivo che riuscisse a portare elettori al seggio. Ora non solo non ci riesce più, ma è talmente diventato interno al sistema politico che raccoglie i voti degli apparati che lo preferiscono all’apparato avversario. E gli elettori? I loro, ma non solo i loro, votano ritenendosi in diritto di sfanculare tutto e tutti. Diritto effettivamente esistente, ma di sicuro non promettente.

Tanto vale concentrarsi sui programmi? Peggio mi sento. Un Paese afflitto da un debito pubblico mostruoso e malato di spesa pubblica, ha pretendenti primari che si contendono il camice, da destra a sinistra passando per i movimentati, proponendo cure a base di maggiore spesa pubblica e violazione dei parametri di stabilità. Quindi più debito. Hanno confuso il male con la cura.

Se gli elettori perdono interesse a essere tali, quindi, non è poi così irragionevole. E se capita certo che è colpa della politica, ma non meno delle cattedre, dell’intellettualità, del giornalismo, dell’associazionismo. E il cielo non voglia che per svegliarsi da questo torpore drogato si debba provare dolore.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it
@DavideGiac


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