20 novembre 2018, ore 11:00
Le autorità statunitensi hanno dato il nulla osta alla commercializzazione, sarà nei piatti dal 2020
Manca ancora un nome che sia più accettabile di "carne sintetica" e diversi altri passaggi industriali che permettano di abbassarne il prezzo, ma per la carne coltivata in laboratorio a partire da colture cellulari la strada verso le tavole sembra in discesa. A rimuovere uno degli ostacoli principali sono state le autorità regolatorie statunitensi, che stabilendo l'iter dei controlli per la produzione hanno di fatto dato il nulla osta alla commercializzazione, che a questo punto potrebbe avvenire nel 2020 come annunciato dai produttori. Il primo problema, però, riguarda il nome. "Carne sintetica" o "carne artificiale" potrebbero allontanare i clienti, e i produttori preferiscono "carne pulita", "carne coltivata" o "carne da cellule", ma gli allevatori negli Usa sono già sul piede di guerra, e vorrebbero che si evitasse l'uso della parola 'carne' per qualsiasi prodotto che non sia ottenuto macellando degli animali. Una volta risolto il problema del nome c'è quello di come poter produrre la nuova carne su larga scala a prezzi competitivi, ma in questo le compagnie sono ottimiste. La Future Meat Technology ad esempio, una start up israeliana, ha annunciato di essere arrivata a circa 700 dollari al chilo, ma si dice certa di poter abbassare sensibilmente la cifra già entro il 2020.