Va a Narges Mohammadi il Premio Nobel per la Pace. L'attivista iraniana che difende i diritti delle donne
06 ottobre 2023, ore 14:15
Vicepresidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, Mohammadi viene premiata mentre si trova nel carcere di Evin a Teheran. Il motto "Donna, vita, libertà" arriva anche ad Oslo
“Per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per i suoi sforzi nella promozione dei diritti umani e della libertà di tutti”. È con queste motivazioni che il Premio Nobel per la Pace 2023 è stato assegnato a Narges Mohammadi. Cinquantun'anni, vicepresidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, l'attivista combatte contro le restrizioni imposte alle donne, contro la pena di morte, raccontando le violenze delle carceri, contestando il regime, che l’ha arrestata 13 volte e condannata 5, per un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate. L'anno scorso aveva raccontato nel libro White Torture i due mesi trascorsi in isolamento della sezione 209 di Evin. Ed è proprio mentre è detenuta nella temuta prigione di Teheran che Mohammadi riceve il premio.
POTREBBE NON USCIRE MAI
"La gioia è grande. Sono così felice per Narges". Parla così Hamidreza, fratello dell'attivista, all'emittente norvegese NRK. "Non so se riceverà la notizia subito ma forse qualcuno glielo dirà in prigione" ha detto, come riporta il Guardian. Carcere da cui l'attivista iraniana potrebbe non uscire mai: "È difficile dire che possa essere rilasciata, sotto questo regime", spiega Hamidreza, auspicando che il Nobel possa contribuire a rendere l'Iran più sicuro, perchè "la situazione lì è molto pericolosa, gli attivisti possono perdere la vita".
"DONNA, VITA LIBERTÀ" ARRIVA A OSLO
Anche il comitato del Nobel spera che il regime conceda a Mohammadi di ritirare il premio e che possa liberarla. Nell’annunciare la vittoria, la presidente Berit Reiss-Andersen ha scandito il motto “donna, vita, libertà”, che da più di un anno guida le proteste in Iran, dopo la morte di Mahsa Amini sotto la custodia della polizia morale. E proprio in questi giorni è arrivata la notizia di un'altra giovane, Armita Geravand, 16 anni, finita in coma in circostanze ancora da chiarire nella metropolitana di Teheran. Secondo gli attivisti, anche in questo caso sarebbe responsabilità della polizia morale, perchè anche lei non avrebbe rispettato l'imposizione del velo. Al momento ai parenti non è permesso farle visita in ospedale.