Vaticano: si riaprono le indagini su Emanuela Orlandi, scomparsa nel 1983
09 gennaio 2023, ore 18:00
“Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga”, ha commentato il fratello Pietro Orlandi
A quasi quarant'anni dalla scomparsa, il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme con la Gendarmeria hanno deciso di riaprire le indagini su Emanuela Orlandi, la figlia 15enne di un dipendente vaticano svanita nel nulla il 22 giugno del 1983 in piazza Sant'Apollinare, nei pressi basilica dove molti anni più tardi si scoprì che vi era seppellito uno dei capi della banda della Magliana, Enrico De Pedis, detto Renatino, secondo diversi testimoni esecutore materiale del sequestro. L’obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare tutti i dati processualmente acquisiti e di seguire piste nuove e vecchie indicazioni, finora poco approfondite. Un lavoro a 360 gradi per tentare di mettere, definitivamente, la parola fine a questa vicenda. L'iniziativa della magistratura vaticana si muove nel solco della ricerca della verità e della trasparenza, cosi come voluto da Papa Francesco. Ricordiamo le parole "Lei sta in cielo", pronunciate in una delle sue prime uscite ufficiali dal Pontefice, quando celebrò la messa nella parrocchia di S. Anna in Vaticano pochi giorni dopo la sua elezione. Parole che fecero gelare il sangue a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. "Mi colpisce la riapertura delle indagini, una riapertura improvvisa. Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga. Non so se è una decisione presa dopo la recente proposta di aprire una inchiesta parlamentare. Magari potrebbe nascere una collaborazione tra Stato italiano e Vaticano, mancata per 40 anni. E' chiaramente una notizia positiva e mi auguro di essere sentito dagli inquirenti", così Pietro Orlandi oggi ha commentato la riapertura delle indagini.
Si riaccendono i fari sul caso Orlandi dopo quasi 40 anni
I fari sulla scomparsa di Emanuela Orlandi si erano spenti nell'ottobre del 2015, quando il Giudice per le indagini preliminari, su richiesta dall'allora procuratore capo Giuseppe Pignatone, ora presidente del Tribunale vaticano, e per mancanza di prove consistenti, archiviò l'inchiesta, chiudendo di fatto ogni accertamento sui sei indagati. Tra questi figurava anche monsignor Pietro Vergani, l’unico ecclesiastico finora coinvolto in un’inchiesta sul caso Orlandi. Fu l'ex rettore di Sant’Apollinare, lo ricordiamo, a scrivere al Vicariato di Roma definendo Enrico De Pedis un benefattore dei poveri che frequentavano la Basilica.