Venezia 72, Johnny Depp, I miei capi sono i fan
04 settembre 2015, ore 18:30
agg. 08 settembre 2015, ore 14:52
L'attore di Hollywood presenta il film fuori concorso "Black Mass" di Scott Cooper
Bisognava che arrivasse Johnny Depp per vedere file di giornalisti in piedi per assistere a una conferenza stampa di Venezia 72 e il Lido gremito di ragazzi e ragazze vocianti. L'attore americano si è presentato alla stampa per presentare il film fuori concorso "Black Mass" di Scott Cooper con un ciuffo bello grosso che gli copriva metà della faccia, una giacca verde oliva, una birra e un sorrisetto da bastardo. Non si contano i tatuaggi.
Difficile capire chi sia Johnny Depp: se l'ammaliatore che parla al microfono con voce calda e strascicata, la rockstar mancata (“Volevo fare il musicista, non l’attore”, ribadisce) che non ha saputo rinunciare a un po’ di classico maledettismo (la birra in sala stampa contro tutti i protocolli), il sex symbol capace di trasformarsi e di imbruttirsi fino all’inverosimile per esigenze di copione. Come avviene in Black Mass, il gangster-movie che lo ha portato al Lido in compagnia dei colleghi Joel Edgerteon e Dakota Johnson e il regista Scott Cooper (Crazy Heart, Out of Furnace). Depp interpreta James Joseph Bulger detto Whitey, signore del crimine di Boston per almeno tre decadi – dagli Anni 80 ai 2000 – prima di finire in gattabuia a scontare due ergastoli, dove al momento risiede all’età di 86 anni.
Dopo Dillinger, interpretato in Nemico pubblico nel 2009, Depp si misura con un'altra figura mitica del crimine americano: “Rispetto a Dillinger, che consideravo una specie di Robin Hood – dice l’attore - di Bulger avevo poco materiale video o scritto a disposizione. Ho cercato, tramite il suo avvocato, di incontrarlo prima delle riprese per conoscerlo meglio, ma ha risposto cortesamente di no. Non amava il romanzo Black Mass così come altri scritti su di lui. Allora mi sono aiutato cercando innanzitutto una somiglianza fisica col personaggio, un corpo capace di suggerirmi una personalità. Anche avere due occhi azzurri, così penetranti, è servito ad entrare nell’animo di Bulger”. Che Depp non condanna tout court: “Whitey ha una personalità complessa: è un tipo violento, ok. Ma è anche un uomo d’affari, un padre amorevole, un figlio affettuoso e un amico leale. Trovo molto poetico questo aspetto della lealtà tra irlandesi. So che dietro ogni malvagio c’è un essere umano. Ho trovato il malvagio dentro di me molto tempo fa. L’ho accettato. Siamo vecchi amici ormai".
Infine una parola per i fan che lo inneggiano fuori: "Le persone che aspettano qua fuori da diverse ore solo per darmi il benvenuto, non le chiamerò fan. Sono i miei capi. Sono loro che vanno al cinema. Che ci mettono il cuore e ci sostengono. Voglio dire loro grazie".
Di Gianluca Arnone e CINEMATOGRAFO.IT per tutte le info consulta la scheda completa
Dopo Dillinger, interpretato in Nemico pubblico nel 2009, Depp si misura con un'altra figura mitica del crimine americano: “Rispetto a Dillinger, che consideravo una specie di Robin Hood – dice l’attore - di Bulger avevo poco materiale video o scritto a disposizione. Ho cercato, tramite il suo avvocato, di incontrarlo prima delle riprese per conoscerlo meglio, ma ha risposto cortesamente di no. Non amava il romanzo Black Mass così come altri scritti su di lui. Allora mi sono aiutato cercando innanzitutto una somiglianza fisica col personaggio, un corpo capace di suggerirmi una personalità. Anche avere due occhi azzurri, così penetranti, è servito ad entrare nell’animo di Bulger”. Che Depp non condanna tout court: “Whitey ha una personalità complessa: è un tipo violento, ok. Ma è anche un uomo d’affari, un padre amorevole, un figlio affettuoso e un amico leale. Trovo molto poetico questo aspetto della lealtà tra irlandesi. So che dietro ogni malvagio c’è un essere umano. Ho trovato il malvagio dentro di me molto tempo fa. L’ho accettato. Siamo vecchi amici ormai".
Infine una parola per i fan che lo inneggiano fuori: "Le persone che aspettano qua fuori da diverse ore solo per darmi il benvenuto, non le chiamerò fan. Sono i miei capi. Sono loro che vanno al cinema. Che ci mettono il cuore e ci sostengono. Voglio dire loro grazie".
Di Gianluca Arnone e CINEMATOGRAFO.IT per tutte le info consulta la scheda completa
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