Venezia 73, Piuma è leggerezza
05 settembre 2016, ore 15:50
La nostra recensione del film di Roan Johnson che è un'ottima miscela per una commedia generazionale
Proiettato oggi per la prima volta al Lido di Venezia, è uno dei tre film italiani in concorso quest’anno (assieme a Spira Mirabilis e Questi Giorni). La storia riguarda una coppia di giovani liceali: Ferro e Cate. Lei rimane incinta di lui per sbaglio, lui ha una famiglia tradizionale “all’antica”, lei una famiglia totalmente sfaldata. Nonostante tutto la loro storia cerca di andare avanti, intralciata dai mille problemi che una vita di un adolescente può avere.
Voi direte: nulla di nuovo. La parte nuova è il modo in cui Johnson ha deciso di raccontarla questa storia: tramite l’ironia e le dinamiche ironiche che anche in una giovane storia si possono creare. E così da situazioni apparentemente tragiche, nasce il sorriso e ci ricorda che sopra un cielo nuvoloso, c’è sempre la luce.
Una commedia “buonista” potrebbe dire qualcuno. Può darsi. Però le temperature dei personaggi al suo interno sono perfette. C’è una sinergia pazzesca tra i vari attori e Johnson sembra quasi più aver girato un documentario dimenticando la macchina da presa a casa dei suoi personaggi.
È un film diverso rispetto ai precedenti di Johnson. Non mi va di dire che sia più maturo, perché a modo loro erano “maturi” anche i precedenti, ma di certo pone il fuoco su argomenti profondi. Nella prima proiezione mattutina al Lido ci sono stati alcuni fischi (non ero presente, ma mi è stato riportato), mentre per la seconda solo grandi scosci di applausi. Ammetto che vista una certa maestosità di alcune pellicole presenti al Lido, questa potrebbe non sembrarne all’altezza. Ma sono convinto che il nostro cinema sia diverso ed estremamente variegato. Il nostro cinema è anche questo. Evviva!
Una commedia “buonista” potrebbe dire qualcuno. Può darsi. Però le temperature dei personaggi al suo interno sono perfette. C’è una sinergia pazzesca tra i vari attori e Johnson sembra quasi più aver girato un documentario dimenticando la macchina da presa a casa dei suoi personaggi.
È un film diverso rispetto ai precedenti di Johnson. Non mi va di dire che sia più maturo, perché a modo loro erano “maturi” anche i precedenti, ma di certo pone il fuoco su argomenti profondi. Nella prima proiezione mattutina al Lido ci sono stati alcuni fischi (non ero presente, ma mi è stato riportato), mentre per la seconda solo grandi scosci di applausi. Ammetto che vista una certa maestosità di alcune pellicole presenti al Lido, questa potrebbe non sembrarne all’altezza. Ma sono convinto che il nostro cinema sia diverso ed estremamente variegato. Il nostro cinema è anche questo. Evviva!