Venezia 73, Questi giorni non convince
08 settembre 2016, ore 14:27 , agg. alle 17:27
Il film di Giuseppe Piccioni non convince per nulla la stampa a Venezia. Fischi alla proiezione mattutina.
Il problema è proprio nell'impianto centrale del film, ovvero di voler far ruotare la "storia" su questi quattro personaggi piuttosto simili tra di loro nelle espressioni. È come voler scrivere la storia di Star Wars con quattro Darth Vader troppo simili tra loro.
Non può essere identificato come un road movie (su stessa ammissione del regista), ma rimane qualcosa di irrisolto senza neanche un nome o un genere. La storia si avvicina a un film generazionale alla Moccia, piuttosto che un dramma di Muccino, ma continuando incessatamente a perdersi per strada.
Purtroppo anche gli attori più esperti non sono in grado di risollevare la prua di questa pellicola, decisa a colare a picco a pochi minuti dall'inizio. Margherita Buy interpreta la mamma parrucchiera di Liliana, ma nonostante l'età è ancora impreparata a ricoprire tale ruolo, costringendo così la figlia a fare la donna di casa. Sergio Rubini interpreta un padre protettivo (stereotipo del pugliese) che si vede in video per nemmeno cinque minuti e poi sparisce totalmente dalla storia. Per ultimo, Filippo Timi, è nei panni del professore che sta curando la tesi a Liliana. Anche qui un personaggio poco definito di cui non si capiscono minimamente le intenzioni: ci sta provando? Vuole farle da padre?
Insomma, se si prendono in analisi i precedenti film di Piccioni (Il rosso e il blu, Luce dei miei occhi), si fa fatica a spiegarsi come abbia potuto firmare un lavoro del genere. Tantomeno giustifica il fatto di come possa essere la terza pellicola italiana in concorso a questo Festival.
Uscirà nelle sale italiane il 15 settembre.