Venezia 80, Enea di Pietro Castellitto mette in scena la voglia di spiccare il volo ad ogni costo
Venezia 80, Enea di Pietro Castellitto mette in scena la voglia di spiccare il volo ad ogni costo Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it
06 settembre 2023, ore 08:00 , agg. alle 15:03
Nel cast della pellicola presentata alla Mostra del cinema, anche Benedetta Porcaroli e altri due componenti della famiglia Castellitto
Era il 2020 quando alla Mostra del Cinema di Venezia, dominata dalle mascherine e dai tamponi, arrivava a sorpresa nella sezione Orizzonti un giovanissimo cineasta con la sua opera prima. Quel giovane ragazzo si chiamava Pietro Castellitto e in quell’occasione grazie al film I predatori tornò a casa con il premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura. Era nato un nuovo autore che provava con tutto se stesso a dire la sua, cercando di imprimere uno sguardo nuovo sul cinema. Quest’anno Pietro Castellitto si conquista un posto nel concorso ufficiale della Mostra, presentando Enea, film che lo vede nelle vesti di attore e regista.
LA TRAMA DEL FILM
Enea rincorre il mito che porta nel nome: lo fa per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente. Lo fa assieme a Valentino, aviatore appena battezzato. I due, oltre allo spaccio e alle feste, condividono la giovinezza. Amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto, ma mossi da una vitalità incorruttibile. Oltre i confini delle regole, dall’altra parte della morale, c’è un mare pieno di umanità e simboli da scoprire. Enea e Valentino ci voleranno sopra fino alle più estreme conseguenze. Tuttavia, droga e malavita sono l’ombra invisibile di una storia che parla d’altro.
VOGLIA DI VITA E DI CINEMA
Una visione di cinema precisa e freschissima, che cerca ogni singola scena di offrire qualcosa di nuovo allo spettatore. Onirico nella forma, crudo nella sostanza, bellissimo nell'estetica. Castellitto non vuole cadere nella banalità, non vuole fare il film di genere come se ne vedono in giro. Lui ci mette un tocco creativo, virtuoso e soprattutto molto personale (forse a tratti anche troppo) ma sicuramente pieno di passione per il mezzo.
Castellitto che dirige ben due Castellitto. In scena assieme a Pietro c'è anche Cesare, il fratello, e ovviamente il padre Sergio, che regala dei momenti veramente intensi e ben riusciti. Il figlio sa come muoversi e sa come valorizzare la sua recitazione.
Una fotografia smagliante, dialoghi ben assestati e una storia semplice nell'idea ma realizzata in modo originale.
Tra le righe c'è anche una bella riflessione sull'amore.
I baci di ogni personaggio infatti, per tutto l’arco narrativo vengono letteralmente oscurati, cancellati da uno schermo nero che ne impedisce la visione. E’ un mondo che si è dimenticato di amare e di vivere bene, rinchiuso dentro una bolla dorata fatta di depressione, solitudine, droga e ricchezza. Ma i due giovani protagonisti si sentono liberi e non vogliono rinunciare alla irrefrenabile voglia di spensieratezza. Ma soprattutto, prima che sia troppo tardi, non vogliono rinunciare alla vita.
Pietro Castellitto non arretra di un passo e anzi, se possibile, mette anche il turbo confermandosi un autore solido e promettente. Se continua così potrebbe conquistarsi un posto di rilievo nel panorama dei grandi registi del cinema italiano di domani.