Venezia 80, Lubo di Giorgio Diritti. Un film che si perde nel suo stesso flusso

Venezia 80, Lubo di Giorgio Diritti. Un film che si perde nel suo stesso flusso

Venezia 80, Lubo di Giorgio Diritti. Un film che si perde nel suo stesso flusso Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it


Ultima pellicola italiana in concorso alla Mostra del Cinema, è la storia di disuguaglianze e ingiustizie

Dopo ben cinque film italiani presentati nella competizione ufficiale della Mostra del Cinema, ieri è toccato a Lubo, pellicola diretta da Giorgio Diritti, che va a chiudere il parterre di titoli nostrani in gara per riuscire a vincere qualcosa.


LA TRAMA DEL FILM

Lubo è un nomade, un'artista di strada che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di portare via i loro tre figli piccoli, che, in quanto Jenisch, sono stati strappati alla famiglia, secondo il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse). Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui. 


ALLUNGARE IL BRODO NON PAGA

Un inno contro qualsiasi discriminazione. La pellicola di Diritti parte con intenti nobili. Almeno sulla carta. Raccontare una storia sulle disuguaglianze e sulle ingiustizie, prendendo come esempio le vicende poco conosciute accadute in Svizzera per quasi cinquanta anni. Sarebbe stata una bella occasione per portare all'attenzione una pagina di storia che si fatica a ricordare. Ma il film si perde in se stesso, allungando la narrazione in modo eccessivo e soprattutto perdendo totalmente di vista il tema principale. Per più di un'ora e mezza si fa fatica a capire che direzione voglia prendere e che cosa voglia veramente raccontare. Fino a quando, dopo quasi 2 ore e quaranta, si ricorda improvvisamente il motivo del perché si è scelto di mettere in scena una vicenda come quella di Lubo. Peccato che avvenga solo alla fine.

Forse una lunghezza diversa, senza sbavature ridondanti, avrebbe consentito al film di entrare con maggiore empatia nel cuore degli spettatori. Sarà distribuito nelle sale a partire dal 9 novembre 2023.


L'ITALIA A VENEZIA, UN BILANCIO

Come esce l'Italia da questa 80esima edizione della Mostra del Cinema? Al di là dei Premi che ci auguriamo arrivino, la nostra cinematografica ha dato prova di aver alzato l'asticella, facendo investimenti molto significativi sui budget di produzione e soprattutto contaminandosi con altri linguaggi e soprattutto con altre lingue. Il film di Garrone non sarà doppiato in italiano ma resterà in lingua originale, lo stesso Lubo di Diritti è per metà in tedesco e infine Finalmente l'alba vede come protagonisti anche degli attori americani. Insomma, il cinema italiano esce rafforzato e con la voglia di essere competitivo sotto tutti i punti di vista. Ma ovviamente, affinché la nostra cinematografica possa correre, c'è bisogno soprattutto del pubblico. Andate in sala, affollate gli schermi e non aspettate che i nostri film finiscano in qualche piattaforma. Fatevi fagocitare dalla voglia di cinema. Ne abbiamo tanto bisogno.



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