Venezia 80, Poor Things: Lanthimos all'ennesima potenza
Venezia 80, Poor Things: Lanthimos all'ennesima potenza
02 settembre 2023, ore 10:00
Il film in concorso all'80 esima edizione della Mostra del cinema uscirà nelle sale italiane il prossimo 12 ottobre
È l'applauso più scrosciante sentito fino ad ora al Lido. Lanthimos sbarca nuovamente a Venezia e, con il suo Poor Things, entra di fatto già nella rosa dei papabili per la vittoria più prestigiosa, quella del Leone d'oro. Sregolato, libero anarchico. Ma soprattutto elegante e raffinato. Il suo stile inconfondibile è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica e in questa sua ultima fatica raggiunge vette ancora più alte.
LA TRAMA DEL FILM
Bella Baxter, dopo essersi tolta la vita, torna tra gli esseri umani grazie alle follie dello scienziato pazzo Godwin Baxter. Possiede il cervello di un neonato, quello che portava in grembo nel momento in cui si è suicidata. Bella è curiosa di esplorare il mondo e decide così di scappare con Duncan Wedderburn, un avvocato meschino con il quale intraprende un viaggio attraverso i continenti, alla ricerca della libertà e dell'uguaglianza.
CONTRO QUALSIASI CONVENZIONE SOCIALE
Un Inno fresco e anticonvenzionale che trasuda di libertà. Un'opera variopinta e sontuosa, con una forma filmica rigorosa e ammaliante. Bianco e nero, colore, seppia e altri viraggi cromatici che sembrano ricordare il cinema muto delle origini. Personaggi grotteschi e surreali che si muovono dentro un immaginario astratto e fiabesco, contaminato da un black humour perfettamente calibrato. Lanthimos riflette sul femminile e sulla donna, tratteggiando il personaggio di Emma Stone come un vulcano senza freni che erutta pensieri e parole dimenticandosi degli schemi sociali e affrontando con passione e ferocia lo strapotere maschile. "Lasciate stare le convenzioni sociali, sono una noia mortale" grida uno dei personaggi. Una pellicola leggera e profonda, spettinata e allo stesso tempo così meticolosa. Ordine e disordine, corretto e scorretto. Tutto si tiene grazie alla maestria di un grande cineasta che conosce alla perfezione il funzionamento dell'essere umano e del cinema, tanto da giocare con entrambi come fosse uno scienziato pazzo, ma lucidissimo e attento.