Venezia 81, Beetlejuice Beetlejuice o come Tim Burton ha fatto pace con il cinema

Venezia 81, Beetlejuice Beetlejuice o come Tim Burton ha fatto pace con il cinema

Venezia 81, Beetlejuice Beetlejuice o come Tim Burton ha fatto pace con il cinema   Photo Credit: Ufficio Stampa Biennale Cinema


28 agosto 2024, ore 19:30

La pellicola uscirà in Italia il prossimo 5 settembre e ha l’onore di essere il film d’apertura della Mostra del Cinema 2024

Tim Burton torna a pronunciare Beetlejuice per la seconda volta. Dopo aver dato il fischio d’inizio alla sua carriera nel 1988 con quel suo primo lavoro che gli consentì di entrare nelle grazie del pubblico e dell’industria (solo grazie a quelle pellicola la Warner avrebbe accettato di dare il via libera al Batman del 1989), il regista torna sul luogo del delitto con un sequel spassoso e meravigliosamente inquietante. In uscita nelle sale italiane il prossimo 5 settembre, Beetlejuice Beetlejuice ha l’onore di essere il film d’apertura dell’81esima edizione della Mostra del Cinema.


LA TRAMA IN BREVE

Dopo un’inaspettata tragedia familiare, tre generazioni della famiglia Deetz tornano a casa a Winter River. Ancora ossessionata da Beetlejuice, la vita di Lydia viene sconvolta quando la sua ribelle figlia adolescente, Astrid, scopre in soffitta il misterioso modello della città e il portale per l’Aldilà viene accidentalmente aperto. Con problemi in agguato in entrambi i mondi, è solo questione di tempo prima che qualcuno dica il nome di Beetlejuice tre volte e il dispettoso demone torni a scatenare la sua personalissima versione del caos.


LA RECENSIONE, UNA GIOSTRA IMPAZZITA INQUIETANTE E SPASSOSA

Prima del successo di Mercoledì, serie Netflix di cui ne è stato l’ideatore, Tim Burton ha patito molto dal punto di vista creativo il flop di Dumbo. Quella pellicola disneyana nel 2019 non era andata granché bene al botteghino e si era attirata le critiche feroci dei fan del regista. Lo stesso autore aveva addirittura pensato di ritirarsi, pensando di non essere più in grado di intercettare i tempi di oggi. Ed ecco che il successo planetario della serie tratta dal mondo della Famiglia Addams ha rinvigorito e ridato linfa creativa a Burton. Non a caso questo sequel di Beetlejuice è la cosa migliore che l’autore ha realizzato al cinema negli ultimi anni. Si ritrovano nella pellicola tutti gli archetipi, gli stili e le forme burtoniane che hanno fatto scuola e che sono diventate un vero e proprio marchio di fabbrica. Guardando il film ci si ricorda insistentemente che Tim Burton è realmente il regista più eccentrico della sua generazione e che sebbene oggi si abusa dell’aggettivo visionario appiccicando un pò a tutti, forse l’unico a cui calza a pennello è solo lui. Applausi a scena aperta e ovazione finale durante la proiezione riservata alla stampa. Una centrifuga impazzita, inquietante e sublime, spassosa, colorata e scorretta. Viscerale e onirica, magica e orribilmente concreta. Tutto il film sembra essere quasi un caleidoscopio che ripercorre tutta la gloria della filmografia del regista. A cominciare dagli attori che incarnano a modo loro ognuno un pezzettino di ciò che Burton è stato al cinema: Winona Ryder con Edward Mani di forbice oltre che al primo Beetlejuice, Michael Keaton che ci riporta alla mente del primo Batman, fino a Jenna Ortega e al suo già citato Mercoledì. I volti di alcuni esseri appartenenti al mondo dei morti sembrano un omaggio a “Mars Attacks”, mentre la sequenza in cui si racconta com’è morto il marito di Catherine O'Hara è girata con la tecnica in stop motion tanto cara all’autore (“La sposa cadavere”, “Nightmare before Christmas”)


I SALUTI DI TIM ALLA SETTIMA ARTE?

Il finale però non lascia scampo. Sebbene il regista in conferenza stampa abbia ribadito di come in questo momento abbia ritrovato la voglia di fare cinema, nell’ultima sequenza di Beetlejuice Beetlejuice si avverte un senso quasi di fine, come se l’autore avesse dato tutto per l’ultima volta e sentisse la necessità di fermarsi per dedicarsi di più alla vita personale e privata. Una sorta di lettera testamentaria alla sua carriera e al cinema in generale. Magari nel futuro si dedicherà soltanto al lavoro di produttore, dando forza ad altri progetti rimanendo più nell’ombra, oppure chissà. Quando si tratta di Burton, non si sa mai cosa aspettarsi.



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