Venezia 81: Disclaimer, il potere manipolatorio di una fotografia nella prima serie di Alfonso Cuaron

Venezia 81: Disclaimer, il potere manipolatorio di una fotografia nella prima serie di Alfonso Cuaron

Venezia 81: Disclaimer, il potere manipolatorio di una fotografia nella prima serie di Alfonso Cuaron Photo Credit: Ufficio Stampa Biennale Cinema


Il regista messicano torna al Lido sei anni dopo la vittoria del Leone d’oro con il suo Roma

Alla Mostra del Cinema 2024 sbarcano anche le serie tv e ad aprire la rassegna che vede protagonisti i testi seriali nella loro interezza ci ha pensato Alfonso Cuaron con Disclaimer. Disponibile in streaming dall'11 ottobre, ogni venerdì con un nuovo episodio, il thriller psicologico vede nel ruolo della protagonista una glaciale Cate Blanchett.


LA TRAMA IN BREVE

Scritta e diretta interamente dal regista messicano e basata sul bestseller omonimo di Renée Knight, Disclaimer - La vita perfetta racconta la storia di Catherine Ravenscroft (Blanchett), una rispettata giornalista di documentari di successo la quale ha basato la sua carriera nel rivelare le trasgressioni nascoste di rispettate istituzioni. Ma quando un intrigante romanzo scritto da un autore sconosciuto (Kline) appare sul suo comodino, Catherine è inorridita nel rendersi conto di essere un personaggio chiave in una storia che sperava fosse sepolta nel passato. Una storia che rivela i suoi segreti più oscuri. Segreti che pensava fossero solo suoi. 


IL POTERE DELLA FORMA

Alfonso Cuaron si conferma un fuoriclasse assoluto del linguaggio audiovisivo. Un grande demiurgo in grado di gestire in modo magistrale la narrazione e il racconto per immagini, fondendo le due direttrici alla perfezione. Il primo dei sette episodi presentati in anteprima alla Mostra del Cinema si apre con una vera e propria dichiarazione di intenti. In un discorso pronunciato da uno dei personaggi si parla del potere della forma e della narrazione e di come essi possono avvicinarci alla verità, ma allo stesso tempo essere anche una forte arma di manipolazione. Ê esattamente ciò che Disclaimer mette in scena, partendo da una semplice foto, una verità parziale e dettata soltanto dalle nostre convinzioni che lungo tutto l’arco narrativo verranno smontate e rimontate. Tutto questo avviene sotto lo sguardo consapevole di Cuaron che crea una bellissima pomata luminosa per filmare il dramma di Cate Blanchett, mettendo a segno alcune sequenze veramente da manuale. Scritta divinamente, la prima serie del regista messicano possiede la forza di una narrazione che cresce mentre si sviluppa, che cambia radicalmente quando meno te lo aspetti e che ti tiene incollato dall’inizio alla fine. Anzi, forse poco prima della fine. Si perchè l’unico grande limite di Disclaimer risiede proprio nell’ultimo episodio. Forse si poteva provare a confezionare qualcosa di meno risolutivo, più sfumato e più ambiguo. Si chiude il cerchio, forse in maniera troppo pulita e ordinata.


LA POSIZIONE DELLA SERIALITÀ NEI CONCORSI

Ormai i tempi sembrano maturi per consentire ad una serie come quella di Cuaron di entrare di diritto dentro alle competizioni ufficiali dei festival. Non sarebbe male se un domani proprio qui nella Venezia di Barbera dei prossimi anni possa compiersi la spietata ma quanto mai attuale rivoluzione di consegnare addirittura un Leone d’oro a un prodotto seriale. Chissà che scandalo sarebbe per i puristi e i conservatori della settima arte. Una rivoluzione simile avvenne anche nel 2018 quando a vincere il premio più ambito della Mostra del Cinema fu proprio un film di Cuaron che però non era stato pensato per il grande schermo ma bensì per una piattaforma streaming come Netflix. Oggi se dovesse accadere di nuovo farebbe meno rumore perché ormai tutti i cronisti e i giornalisti del settore, assieme al pubblico che forse aveva storto un po’ meno la bocca all’epoca, hanno accettato la cosa. I tempi cambiano, l’industria e i gusti spettatoriali si adattano alle nuove forme di fruizione e quindi guai a tenere tutto questo lontano dai Festival.

Sarebbe un modo per spronare anche il cinema stesso, che troppo spesso guarda con sufficienza ai testi per lo schermo più piccolo della tv che ormai da anni hanno emulato il suo linguaggio e la sua qualità, spesso addirittura superandola. Qui non si fa un discorso sulla fruibilità del mezzo, sulle dimensioni del supporto dove poter guardare i singoli prodotti, qui si parla di stile, di linguaggio e di forme della messa in scena. E i confini tra narrazione seriale e cinematografica si sono dissolti da anni. Disclaimer ce lo ricorda in tutto e per tutto.



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