18 luglio 2023, ore 12:30
Il popolare radiocronista moriva a Roma il 18 luglio 2003. Per la radio con competenza eleganza e cultura ha raccontato lo sport ma anche gli eventi musicali. Leggendaria la sua rivalità con Enrico Ameri
UN TIMBRO UNICO
Il suo marchio di fabbrica era quella voce così rauca, così particolare. Sandro Ciotti si svegliò quasi afono nel 1968 a Città del Messico. Era lì per le Olimpiadi, il giorno prima aveva trasmesso una lunghissima radiocronaca sotto una pioggia battente. La sua vecchia voce non gli è più tornata, anche per i due o tre pacchetti di Chesterfield fumati inesorabilmente ogni giorno. Poteva essere la fine della sua carriera, in realtà si è rivelato un trampolino di lancio. Quella voce la notavi, la ricordavi, la stavi a sentire. Anche perché sotto quella voce c’era tanta sostanza: Ciotti era un intellettuale prestato alla radio, un grande giornalista prestato allo sport, un musicista sopraffino prestato al Festival di Sanremo. Giocava anche bene a calcio, era arrivato ai piedi della serie A, lo frenarono qualche infortunio e la considerazione che -sono parole sue- nel mondo del pallone non circolassero troppi libri.
IL CALCIO ALLA RADIO
Dici Sandro Ciotti e pensi a “Tutto il calcio minuto per minuto”, a quei duetti con Enrico Ameri, il collega rivale. I due non si amavano troppo, erano diversi in tutto ( ma durante le lunghe trasferte, giocavano insieme a carte). Ciotti ha sempre sofferto il fatto di essere “secondo campo”, non condividendo questa gerarchia. Ameri era più radiocronista: la cascata di un fiume in piena, ti travolgeva con il suo ritmo e con il suo entusiasmo. Sandro era più pacato, ma anche più ficcante e arguto nei commenti, un mix di competenza e ironia. Parlava un italiano forbito, disponeva di un lessico molto ricco: “Portate con voi una zainetto pieno di parole” suggeriva ai suoi giovani colleghi. Che lo guardavano increduli mentre trasmetteva servizi a braccio, quindi senza averli scritti prima. Non c’era una sbavatura, non c’era una incertezza, ed erano pezzi in punta di penna.
NON PREPARAVA NIENTE, SAPEVA TUTTO
Nell’ambito dello sport, oltre al calcio si è dedicato al ciclismo. La sua prima radiocronaca fu addirittura di hockey su prato, alle Olimpiadi di Roma nel 1960. A proposito di giochi, la cronaca da tutti considerata più difficile è quella della cerimonia inaugurale: dura diverse ore e si deve parlare di tutti i paesi del mondo. Gli altri reporter si presentavano in tribuna stampa con faldoni pieni di appunti; lui solo con il pacchetto di sigarette e una stilografica Parker. E se capitava di prendere un appunto, la faceva sul retro di una ricevuta o su un tovagliolo di carta. Non preparava nulla ed era il più preparato di tutti. A metà degli Anni Ottanta, la voce della radio divenne anche un volto televisivo: Tito Stagno gli affidò la conduzione della Domenica Sportiva. E quelle restano ancora adesso le migliori edizioni della trasmissione.
INTELLETTUALE, TIRATARDI, CORTEGGIATIORE
Sandro Ciotti era figlio d’arte. Anche il padre era giornalista e il suo padrino di battesimo fu il poeta romano Trilussa. La musica ha sempre giocato un ruolo centrale nella sua vita: suonava benissimo il pianoforte e soprattutto il violino. Ha composto diverse canzoni, ha collaborato con Dario Fo ed Enzo Jannacci ( “Veronica” l’ha scritta lui). Era amico intimo di Luigi Tenco, toccò a lui dare la notizia della morte durante un festival di Sanremo (peraltro contestando la tesi del suicidio portata avanti dagli inquirenti). Viveva in una bella casa a Piazza Libertà, quartiere Prati a Roma: in soggiorno un grande biliardo, con il quale tirare tardi ogni notte insieme agli amici. Non si è mai sposato, è stato un grande corteggiatore, per sua fortuna a quei tempi il “me too” non era ancora d’attualità. Selettivo nelle frequentazioni, sapeva essere brusco. Ma tutti lo hanno sempre stimato.