Ventidue novembre 1963: dal dramma alla felicità. Dall’omicidio del Presidente Kennedy ai Beatles in America
22 novembre 2020, ore 11:00
A Dallas, JFK viene colpito in diretta televisiva. L’America piomba nella più cupa disperazione. Due mesi dopo i Fab Four appaiono all’Ed Sullivan Show e danno vita a un nuovo inizio regalando per una notte l’entusiasmo perduto.
Intrecci della Storia o, se preferite, passaggio di testimone tra il dramma e la felicità. Il 22 novembre 1963 il mondo assiste impotente e impietrito in diretta televisiva all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, il più amato presidente della storia americana. Siamo a Dallas. Sulla Lincoln Limousine del corteo presidenziale, siedono Kennedy, la moglie Jacqueline e il governatore John Connally e consorte. Quando l’auto scoperta entra nella Dealey Plaza, colpi di fucile echeggiano sinistri tra il clamore gioioso della folla. A sparare è l’operaio attivista ed ex militare Lee Harvey Oswald. Kennedy è colpito alla nuca e morirà un’ora dopo al Parkland Memorial Hospital. Quello stesso giorno più o meno alla stessa ora esce il secondo album dei Beatles, intitolato “With The Beatles”.
Crolla il sogno di un mondo nuovo
Gli Stati Uniti vedono infrangersi in un batter d’occhio i sogni di una società più giusta, di un mondo meno conflittuale e più disarmato. Uno stato generalizzato di depressione colpisce tutti gli americani. E di certo non aiuta a ritrovare un po’ di serenità constatare che Kennedy è stato eliminato non tanto dal gesto di uno squilibrato, ma perché obbiettivo di un complotto i cui risvolti non sono ancora stati del tutto chiariti dopo tanti anni. Bisogna dare una scossa, bisogna escogitare qualcosa che non abbia colore politico, che susciti entusiasmo fra tutte le classi sociali, oltre le ideologie. Oltre lo spettro del segregazionismo che flagella il vivere civile di diversi stati
Usa, quel servizio dimenticato
Qualche giorno prima, una troupe giornalistica del morning show del network tv CBS è a Londra e realizza un servizio sui Beatles da mandare in onda proprio il 22 novembre. La corrispondenza filmata passa poche ore prima che la notizia terrificante della morte di Kennedy colpisca il pubblico e faccia saltare le scalette. Non solo. Molti in redazione del programma condotto da Mike Wallace si dimenticano di quel contributo giornalistico da Londra che finisce in fretta e furia in archivio. Alla ricerca spasmodica di una scossa rigeneratrice, il famoso anchor man Walter Cronkite martedì 10 dicembre rimanda in onda quei 5 minuti in cui i Beatles incantano i loro fans inglesi.
Cronkite ha un'idea geniale
Il famoso giornalista intuisce ciò che accadrà due mesi dopo. E pensa: per uscire dal trauma di quel maledetto 22 novembre, bisogna creare un impatto positivo universale. Potrebbe essere il primo passo di un nuovo inizio. Il manager dei Beatles Brian Epstein viene chiamato negli Stati Uniti e prende accordi per un passaggio nel più leggendario varietà della televisione, l’Ed Sullivan Show.
Un'esibizione da 200 milioni di telespettatori
Quando il neo presidente Lyndon Johnson viene a sapere dell’arrivo dei quattro ragazzi inglesi sembra molto perplesso. Sta per far sentire il peso di una bocciatura irrevocabile ma non fa i conti con le donne di casa sua. Le figlie Linda e Luci che stravedono per John, Paul, George e Ringo, convincono il potente papà a lasciare che i Beatles sbarchino a New York. Sarà un’apoteosi. I quattro ragazzi di Liverpool suonano il 9 febbraio del ’64 in uno studio affollato da 728 spettatori, selezionati tra le oltre 50mila richieste arrivate alla segreteria del programma. Un’apparizione veloce, 5 canzoni, qualche battuta con il conduttore Ed Sullivan. E quel miniconcerto totalizza il 40% di share, una media ascolto di 74milioni e punte di oltre 200milioni di telespettatori. Ma soprattutto, in quel breve lasso di tempo in tutto il territorio americano, non si registrano reati. Il Bene ha vinto contro il Male, l’America, almeno per una notte, ritrova il sorriso. I Beatles partono da New York alla conquista del mondo.
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