Via libera all’uso delle armi fornite all’Ucraina oltre i confini: la Gran Bretagna si prepara all’ok dopo quello degli Stati Uniti
14 settembre 2024, ore 11:11 , agg. alle 19:57
Dopo l’incontro alla Casa Bianca i due leader hanno confermato l’appoggio all’Ucraina, si va verso il via libera per usare le armi inglesi in territorio russo. Roma si oppone. Putin invitato al prossimo vertice globale sulla pace
Un importante sviluppo nella guerra tra Russia e Ucraina segna un cambiamento di rotta nelle politiche internazionali legate al conflitto. Il Primo ministro britannico, Keir Starmer, ha aperto all'uso delle armi fornite all'Ucraina anche per colpire obiettivi oltre i confini ucraini, inclusi quelli sul territorio russo, con il via libera degli USA. La decisione aprirebbe una nuova fase nel conflitto e potrebbe avere profonde ripercussioni sul futuro della guerra. Il prossimo via libera, annunciato dopo settimane di trattative e valutazioni all’interno degli alleati della NATO, è motivato dall’esigenza di rafforzare la capacità difensiva di Kiev, che da mesi subisce incessanti attacchi da parte delle forze russe. Tuttavia, l’autorizzazione a utilizzare armamenti occidentali contro obiettivi in Russia segna una significativa escalation. Finora, solo gli Stati Uniti avevano permesso di colpire oltre i confini.
LA POSIZIONE DI ROMA
La risposta dall'Italia è stata netta. Il governo italiano, tramite le parole del ministro Tajani, ha ribadito la propria opposizione a questa nuova strategia, ritenendo pericoloso allargare il raggio d’azione dell’Ucraina e temendo che ciò possa provocare una reazione da parte del Cremlino già ampiamente minacciata dal presidente Putin. L’Italia, pur rimanendo uno degli alleati più convinti dell’Ucraina, ha sempre sottolineato la necessità di mantenere un equilibrio nelle operazioni militari e ha insistito sull’importanza del dialogo diplomatico per risolvere il conflitto. Roma, pertanto, ha fatto sapere che non appoggerà eventuali azioni che coinvolgano l’uso delle armi fornite dall’Italia in operazioni che superino i confini dell’Ucraina, mantenendo ferma la sua posizione sul rispetto della sovranità territoriale.
PUTIN INVITATO AL VERTICE DI PACE
In uno scenario apparentemente contraddittorio rispetto all’escalation militare in corso, fonti diplomatiche hanno confermato che il presidente russo Vladimir Putin è stato invitato a partecipare a un prossimo vertice globale sulla pace, che si terrà entro la fine dell’anno. Il vertice, che coinvolgerà le principali potenze mondiali, è stato organizzato con l’obiettivo di trovare una via d’uscita diplomatica al conflitto in corso e favorire una cessazione delle ostilità. Gli organizzatori del vertice sperano che la partecipazione di Putin possa aprire la strada a negoziati diretti con l’Ucraina, anche se molti analisti rimangono scettici sulla reale volontà del leader russo di interrompere le operazioni militari. In risposta all’invito, il Cremlino ha dichiarato che valuterà la proposta, ma ha ribadito che qualsiasi accordo di pace dovrà tenere conto delle "legittime richieste della Russia", che includono la revisione delle sanzioni e il riconoscimento dell'annessione della Crimea e delle altre regioni ucraine occupate.
LE POSIZIONI IN OCCIDENTE
L’Occidente sembra determinato a fornire all'Ucraina tutti i mezzi necessari per difendersi e riprendersi il territorio occupato, ma contemporaneamente cerca di mantenere aperti i canali diplomatici per evitare un’escalation fuori controllo. Nel frattempo, la Russia ha reagito duramente alla notizia del possibile utilizzo di armi occidentali contro il proprio territorio. Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha avvertito che Mosca considererà qualsiasi attacco al suolo russo con armi occidentali come una “grave provocazione” e ha minacciato ritorsioni. "L’Occidente gioca col fuoco," ha dichiarato Lavrov, facendo presagire ulteriori tensioni. Mentre la guerra in Ucraina si avvia a entrare in una fase ancora più critica, il mondo osserva con preoccupazione i prossimi sviluppi. La comunità internazionale è divisa tra chi chiede un sostegno militare incondizionato a Kiev e chi, come Roma, continua a credere nella necessità di una soluzione diplomatica.