Vincenzo Mollica a RTL 102.5 racconta 'L’arte di non vedere', il suo nuovo spettacolo teatrale: «Mi piaceva l'idea di raccontare com'è stata la mia vita. Quando non ci vedi più, la mente restituisce tutte le immagini»

Vincenzo Mollica a RTL 102.5 racconta 'L’arte di non vedere', il suo nuovo spettacolo teatrale: «Mi piaceva l'idea di raccontare com'è stata la mia vita. Quando non ci vedi più, la mente restituisce tutte le immagini»

Vincenzo Mollica a RTL 102.5 racconta 'L’arte di non vedere', il suo nuovo spettacolo teatrale: «Mi piaceva l'idea di raccontare com'è stata la mia vita. Quando non ci vedi più, la mente restituisce tutte le immagini»


E sulla musica attuale, Mollica afferma: «Chi dice che non c'è più la musica di una volta farebbe meglio a prestare più attenzione al mondo in cui viviamo. La musica è uno specchio fedele che va guardato con attenzione, senza l'ipocrisia di pensare che si stava meglio quando si stava peggio»

Vincenzo Mollica è stato ospite di RTL 102.5 in compagnia di Nicoletta Deponti, Jody Cecchetto e Cecilia Songini. Durante Password, Mollica ha presentato in diretta in radiovisione “L’arte di non vedere”, il suo nuovo spettacolo a teatro.

«La mia biografia è molto semplice: Vincenzo Mollica fu un uomo di fatica», dice Vincenzo Mollica a RTL 102.5. Per decenni, Vincenzo Mollica ha raccontato al pubblico italiano il cinema, la musica e la televisione, intervistando i più grandi personaggi. Ma ora, dopo aver dedicato anni a narrare le storie degli altri, Mollica si svelerà in modo sorprendente al suo pubblico, regalando due straordinari eventi in teatro prodotti con da Concerto Music, in collaborazione con Vigna PR. Un incontro unico, dove il narratore diventa protagonista, pronto a donare al suo pubblico emozioni mai svelate prima d'ora. «Mi piaceva l'idea di raccontare com'è stata la mia vita perché quando non ci vedi più, la mente restituisce le immagini di un'intera vita. Quindi, sollecitato da Concerto, da mia moglie e da mia figlia Caterina, ho accettato di fare questo spettacolo. Mi è sembrato di essere abbracciato. Racconto di tanti episodi che mi sono capitati, che non metterò mai in un libro autobiografico; non l'ho mai voluta scrivere e non lo farò mai. Voglio condividerli con gli amici, come se fossimo seduti davanti a un camino».

Lo spettacolo "L'arte di non vedere" di Vincenzo Mollica illuminerà l'Auditorium Parco della Musica di Roma l’11 gennaio 2024, per poi arrivare a Milano al TAM - Teatro Arcimboldi il 15 gennaio 2024.

Vincenzo Mollica svela le sfumature della sua vita in "L'arte di non vedere": dall'infanzia in Calabria, segnata da una prospettiva di cecità, agli incontri con tanti grandi artisti. «Non so quanti personaggi ho intervistato, ma ho realizzato circa 30.000 servizi al TG1. Sono stato al TG1 per 40 anni, durante i quali ho fatto anche altri programmi, ma non l'ho mai abbandonato; è stata la mia seconda casa dopo la mia famiglia. Nel 1981, ho realizzato il primo servizio al Festival di Sanremo, da lì ho iniziato e non ho mai smesso. Ho intervistato Bowie nel Sanremo del '97, una delle interviste più curiose che abbia mai fatto. Aveva l'albergo a Bordighera. Poi l'ho ritrovato a Losanna, un creativo straordinario; non solo musicista, avrebbe potuto fare qualunque cosa perché era un artista a 360 gradi. Con Celentano ho un rapporto di grande ammirazione; sono un suo fan. Negli anni '60, le sue canzoni erano di un ribelle simpatico che sapeva parlare ai giovani. Un artista degno di stare nella galleria dei grandi. L’artista genio è Federico Fellini, mi ha insegnato tanto», racconta a RTL 102.5. «Il mio cuore batte per i Beatles, il fegato per i Rolling Stones, il polmone sinistro per Bob Dylan, il polmone destro per Leonard Cohen, la fronte per Elvis Presley, e il cervello per Charlie Chaplin musicista. Il cervelletto è per Frank Sinatra. Ascoltare Now and Then, la nuova canzone dei Beatles è stata un'emozione grandissima, Lennon è stato un punto cardine della mia vita insieme a Paul McCartney. Ho intervistato diverse volte Paul, ma non ho fatto in tempo a intervistare John Lennon. Questo brano è arrivato come una carezza al cuore», continua.

Durante l’intervista a RTL 102.5 Vincenzo Mollica racconta anche della musica attuale: «La musica di oggi la ascolto con grande piacere; ci sono talenti che ci regaleranno grandi soddisfazioni. Marco Mengoni, Calcutta, Tommaso Paradiso scrivono belle canzoni che rimarranno. Chi dice che non c'è più la musica di una volta farebbe meglio a prestare più attenzione al mondo in cui viviamo. La musica è uno specchio fedele che va guardato con attenzione, senza l'ipocrisia di pensare che si stava meglio quando si stava peggio. Ci sono grandi talenti che devono crescere; quello che conta è solo l'arte, non il mercato. Se si va avanti con questa convinzione, l'arte non mancherà mai».

Quella di Vincenzo Mollica è stata una vita di grande incontri. «Uno dei primi colossi che ho intervistato è stato Paul McCartney; un'emozione grande. Avevo 27 anni quando sono entrato al TG1. Ho avuto la fortuna di conoscere tutti i grandi. Ogni volta che facevo interviste con grandi artisti ne uscivo sempre arricchito; l'umiltà è stato l'elemento centrale della mia vita. Passione, forza e curiosità sono stati gli ingredienti principali della mia vita».

In chiusura, Vincenzo Mollica dedica anche un pensiero alla radio: «La radio ha un elemento fondamentale: fa ascoltare la musica e le parole. Da quando non ci vedo più, ascolto moltissimo la radio. È suoni, parole e musica. Ciò che arriva attraverso la radio non arriva attraverso la televisione, perché soffoca le parole e la comprensione con un eccesso di immagini. Federico Fellini una volta mi disse che non aveva dormito tutta la notte. Era il periodo della guerra del Golfo, disse che la televisione ci avrebbe resi ciechi e sordi: ciechi perché non riusciamo più a capire le immagini che vediamo, e sordi perché non riusciamo a capire le parole che ci vengono dette. Credo che la radio abbia una marcia in più, e la televisione dovrebbe assomigliargli un po' di più, nell'arte di saper ascoltare e capire. La radio, secondo me, in questo momento, aiuta a capire il periodo che stiamo vivendo».


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L'arte di non vedere
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