Vincenzo Onorato, marittimi italiani a fare fame a casa, basta
05 settembre 2018, ore 11:12 , agg. alle 17:11
L'armatore di Moby e Tirrenia e presidente del team velico Mascalzone Latino ospite di Non stop news
Siamo un popolo di grandi navigatori ma ogni tanto ce lo dimentichiamo. Come funziona?
Funziona che siamo un popolo di anno in anno sempre meno di navigatori, perché c’è sempre meno spazio per la nostra gente sulle nave di bandiera italiana e questa è una vera piaga occupazionale che io sto combattendo.
Lei ha fatto una battaglia importante per i marittimi che devono secondo lei essere italiani.
Se c’è una categoria imprenditoriale che non paga le tasse, che ha quasi la totale defiscalizzazione, sono gli armatori. Questo per una vecchia legge, la 30/98, quindi del 1998, per la quale a fronte di tanta generosità da parte dello Stato c’era l’impegno di imbarcare marittimi italiani o europei; questo impegno gli armatori lo hanno completamente disatteso. Si sono tenuti la defiscalizzazione ma hanno cominciato progressivamente e poi in maniera massiccia e sostanziale a imbarcare marittimi extracomunitari a stipendi da fame. Il risultato è che i nostri marittimi, circa 60.000, sono a casa e fanno la fame a casa e gli extracomunitari la fanno a bordo con duecento o trecento dollari al mese di paga. Questa storia deve finire.
Come ha iniziato a muoversi da questo punto di vista?
La nostra flotta è una flotta di 70 navi con circa 5000 dipendenti, tutti italiani. Io credo sia doveroso osservare le leggi che esistono, in Italia ci sono ma non vengono fatte rispettare e la prima cosa per mettere a posto questa situazione è l’informazione.
Secondo lei i marchi italiani o parzialmente italiani della crocieristica imbarcano pochi marittimi italiani?
Bisogna incominciare a partire dalle rotte italiane, cioè Italia-Italia, dove sono imbarcati marittimi extracomunitari, quello che viene chiamato cabotaggio, e le rotte fra paesi comunitari. E’ ridicolo che tra paesi comunitari si possano imbarcare massicciamente extracomunitari, o almeno se vogliamo imbarcarli, e sono d’accordo, almeno facciamolo con gli stipendi dei comunitari e non con stipendi da fame. Va rivisto l’assetto totale dei collegamenti, prima in Italia dove ci sono le leggi ma non vengono rispettate dagli armatori, e poi a livello comunitario.
Noi giriamo questa sua denuncia pubblica ai Ministri competenti e al Premier Conte perché è un tema che riguarda molte famiglie. Parlando di cose più ludiche lei inoltre ha la passione di educare i più giovani alla vela.
La mia seconda vita è quella del velista e ho avuto una gran fortuna perché ho vinto sette titoli mondiali al timone e cercato di portare con questa fortuna un piccolo payback ai ragazzi meno fortunati. Dove a Napoli c’è la barca Mascalzone Latino c’è una scuola per i ragazzi dei quartieri più difficili, quindi li leviamo da queste zone e li portiamo a conoscere il mare. Molti di loro, immaginate, non sanno neppure nuotare.
Ora che torna Luna Rossa in Coppa America, non le viene lo sfizio di Mascalzone Latino?
Le dico sinceramente che appartiene a un’altra epoca della mia vita e poi per farti ritornare lo sfizio ci vuole una barca e una competizione da essere talmente attraente da essere più di quattro o cinque team ma, come era a Valencia, una dozzina di team. Allora ritornerebbe ad essere la Coppa America che tutti sognano.