Belcastro, il sindaco che aveva “vietato di ammalarsi” a RTL 102.5: “I medici ci sono, la Regione ci dia i fondi”

Belcastro, il sindaco che aveva “vietato di ammalarsi” a RTL 102.5: “I medici ci sono, la Regione ci dia i fondi”

Belcastro, il sindaco che aveva “vietato di ammalarsi” a RTL 102.5: “I medici ci sono, la Regione ci dia i fondi” Photo Credit: comune.belcastro.cz.it


Il primo cittadino del piccolo comune calabrese è intervenuto ai microfoni di Non Stop News

La situazione in cui versano i presidi sanitari territoriali nel nostro Paese è spesso complicata. In molte aree, soprattutto quelle più piccole, mancano medici, non è possibile ricevere cure in tempi brevi e, spesso, i sindaci si trovano in difficoltà a gestire le proteste dei propri concittadini che pretendono soluzioni. È il caso del comune di Belcastro, cittadina di appena 1300 abitanti in provincia di Catanzaro, la cui storia è arrivata sulle pagine di tutti i giornali grazie alla stravagante azione del primo cittadino Antonio Torchia: pochi giorni fa ha emesso un’ordinanza provocatoria, “Vietato ammalarsi”. La postazione di guardia medica del Paese è aperta a singhiozzo, il pronto soccorso più vicino è a 45 chilometri di distanza – nell’ospedale del capoluogo – e le strade per arrivare non permettono “corse”, spesso necessarie per intervenire in caso di emergenza. Ad aggravare la situazione, una popolazione costituita per il 50% da persone anziane.


Il servizio a singhiozzo

Il sindaco Torchia è intervenuto questa mattina nella trasmissione Non Stop News, su RTL 102.5 per raccontare la situazione. “Il problema – spiega il primo cittadino - è sorto a giugno, mese a partire dal quale abbiamo un servizio a singhiozzo. Sono intercorse telefonate per lo più con i dirigenti dell’ASP (Azienda sanitaria provinciale, ndr.), i quali, di mese in mese, ci promettevano che avrebbero ristabilito la postazione di continuità. A gennaio non è ancora stato fatto. Siamo stati chiusi principalmente nei festivi e le domeniche, quando c’era anche il maggiore afflusso di turisti

Il sindaco non nasconde le difficoltà per la cittadinanza, sottolineando quanto sia complesso raggiungere in tempi brevi un presidio sanitario in servizio: “Su 1300 anime il 50% è formato da ultra 65enni. La postazione del primo pronto soccorso è a 45 km. La beffa è che sulle strade provinciali c’è il limite massimo di velocità a 30 km/h. Dobbiamo scegliere se prendere un verbale con gli autovelox o salvare una vita”.


La soluzione

Sollecitato sulle possibili soluzioni, Torchia rivela una strategia ben precisa – calcolatrice alla mano – che permetterebbe di aggirare il problema: “La postazione di una guardia medica richiede 96 ore settimanali (più eventuali festivi durante la settimana). I medici percepiscono circa 22 euro lordi all’ora. Si tratterebbe di un costo di circa 9mila euro mensili. Annualmente, circa 106 mila euro. Se l’ASP riuscisse a girarci queste somme – previa approvazione da parte della Regione Calabria di una legge in deroga per trasferire direttamente fondi ai comuni – noi avremmo già alcuni medici disposti ad arrivare qui dalla Lombardia e dal Piemonte”.

In sintesi, la palla viene passata all’ASP e alla Regione Calabria: “I fondi li hanno già. Se nel bilancio prevedessero la postazione di un piccolo comune di guardia medica, questo assorbirebbe circa 100mila euro all’anno. La scusa avanzata dall’ASP è che non hanno medici. Questo non è vero, perché i camici ci sarebbero”.

Non manca, nelle parole del sindaco, il rammarico per la quantità di persone che scelgono di lasciare Belcastro: “Stiamo lottando da molti anni contro lo spopolamento, una conseguenza naturale del fatto che non abbiamo servizi essenziali. C’è carenza idrica ma siamo riusciti a trovare sorgenti per garantire l’acqua potabile. L’altro tema è l’assistenza sanitaria dovuta alla lontananza del primo pronto soccorso”.



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