E’ uscito dall’ospedale, Alexei Navalny, il dissidente russo ricoverato a Berlino; ottimisti i medici tedeschi che lo hanno curato per un avvelenamento
23 settembre 2020, ore 11:51
Dopo settimane di paura per il leader dell'opposizione russa Alexey Navalny, avvelenato con il Novichok, il 20 agosto scorso, è giunto finalmente il parere positivo dei medici tedeschi dell’ospedale La Charité di Berlino, che hanno spiegato che una completa guarigione è “possibile”
A un mese dal suo arrivo in Germania, dopo un presunto avvelenamento subìto mentre era bordo di un volo da Tomsk a Mosca, il dissidente Alexey Navalny è stato dimesso dall'ospedale, con una prognosi più che favorevole: una completa guarigione viene definita possibile, grazie ai progressi del paziente e sulla base delle sue condizioni attuali, hanno spiegato i medici. Tuttavia, si legge ancora nel comunicato diffuso dall’ospedale Le Charitè di Berlino, è ancora troppo presto per valutare gli effetti sul lungo periodo del grave avvelenamento subìto. ''La decisione di rendere pubblici i dettagli delle condizioni del signor Navalny è stata presa dopo aver consultato il paziente e sua moglie'', si legge ancora nella nota.
Navalny avvelenato per la sua opposizione allo ‘zar’ Putin
Il 44enne dissidente russo, noto per la sua incessante attività politica di oppositore del governo di Vladimir Putin, ha lavorato a lungo come giornalista investigativo, ha realizzato diverse inchieste che hanno portato alla luce diversi casi di corruzione in Russia e anche per questo è finito nel mirino della repressione: nel corso degli ultimi anni, infatti, è stato più volte arrestato e incarcerato, spesso con pretesti e per ragioni politiche. Quando si è sentito male a bordo di un aereo che viaggiava da Tomsk a Mosca, il 20 agosto è stato soccorso e trasportato nell’ospedale delle Emergenze di Omsk, in Siberia, dove è stato subito ricoverato nel reparto di terapia intensiva. Era finito in coma e da subito i suoi familiari e i suoi collaboratori hanno chiesto che venisse trasferito a Berlino nell’ospedale Le Charité, sostenendo la tesi dell’avvelenamento, tesi, che va detto, la Russia ha sempre rigettato. Dopo un’iniziale opposizione da parte dello staff medico di Omsk, e dopo molte pressioni internazionali, il 22 agosto Navalny è stato portato in Germania. Qui, le analisi a cui è stato sottoposto immediatamente hanno svelato che il dissidente aveva assunto del Novichok, una neurotossina, che lo ha portato in fin di vita. A confermarlo anche i test condotti in laboratori in Francia e Svezia. In questa che appare come l’ennesima spy-story con la regia di Putin, la posizione sulle ribalte internazionali del Cremlino è sempre stata di negare, rifiutando l’apertura di un’inchiesta e sostenendo che i medici di Omsk non hanno trovato tossine nel sangue di Navalny. E il presidente Putin, secondo la stampa francese, avrebbe detto al suo omologo Macron di credere che Navalny si sia avvelenato da solo. Ironica la risposta del dissidente: "Preparare in cucina il Novichok, berne un sorso in aereo, cadere in coma, finire all'obitorio di Tomsk, dove la causa della morte sarebbe stata 'ha vissuto abbastanza'. Questo era il mio furbissimo piano”, ha scritto sui social Navalny.
Su Instagram la lettera di Navalny alla moglie Yulia
Un romantico grazie, sottolineato da una bella foto che ritrae l’oppositore di Putin accanto alla moglie, ha trovato spazio l’altro ieri sul profilo Instagram di Alexei Navalny. La volontà di Yulia è stata decisiva nell’ottenere il lasciapassare per il trasferimento in Germania per le cure. “L’amore guarisce e riporta in vita”, ha scritto Navalny ha poi rivelato che la coppia il 26 agosto ha festeggiato i 20 anni di matrimonio. "Me lo sono perso”, ha scritto ancora riferendosi all’anniversario, “ma ora so qualcosa in più sull'amore", raccontando che la moglie gli ha parlato, ha cantato per lui e lo ha accudito fino al suo risveglio dal coma.