Giorni decisivi per la ripartenza della Serie A di calcio, ma non c'è accordo tra tutte le società

Giorni decisivi per la ripartenza della Serie A di calcio, ma non c'è accordo tra tutte le società

Giorni decisivi per la ripartenza della Serie A di calcio, ma non c'è accordo tra tutte le società


Nei prossimi giorni appuntamenti decisivi per pianificare la ripartenza del campionato di calcio, ma non tutte le società sono d’accordo su tempi e modi; fa discutere l’ipotesi play off

Appuntamenti cruciali

La prossima sarà una settimana decisiva per l’eventuale ripresa del campionato di serie A. Domani la Federcalcio consegnerà al ministro dello sport Vincenzo Spadafora il protocollo con le misure per poter giocare le partite: massimo 300 persone allo stadio, ingressi separati per le due squadre e per gli arbitri, gare collocate in tre fasce orarie: alle 16.30, alle 18.45 e alle 21.00. Per martedì è fissato un nuovo consiglio di Lega, il primo tema da affrontare è la data dell’eventuale ripresa; al momento si parla del 13 giugno, ma certezze non ce ne sono e potrebbe esserci uno slittamento al 20 giugno. Giovedì incontro tra i vertici di Federazione e Lega e il ministro Spadafora.

L’Europa sta ripartendo

L’Europa del calcio si sta progressivamente rimettendo in moto. In Germania si gioca già da due settimane e pur senza tifosi sugli spalti il pubblico si sta godendo in TV un appassionante testa a testa tra la capolista Bayern Monaco e Borussia Dortmund ( peraltro martedì al Westfalen Stadion è in programma lo scontro diretto tra le due squadre separate da quattro punti). La Spagna ha stabilito ufficialmente che dall’8 giugno potrà riprendere la Liga, si ripartirà con il Barcellona al comando, tallonato a due sole lunghezze dal Real Madrid. Un po’ più indietro è la Premier League: l’Inghilterra, dove l’emergenza Covid è scoppiata più tardi rispetto all’Europa continentale, è in ritardo nella lotta al coronavirus; ma comunque si sta cercando di far ripartire il calcio entro metà giugno, un po’ per fermare l’emorragia sul piano economico, un po’ per non restare troppo indietro rispetto a Germania e Spagna. C’è poi chi da tempo ha deciso di alzare bandiera bianca e di chiudere tutto, come la Francia. Poi ci si chiede perché la Ligue1 non riesca a sfondare e a guadagnare prestigio…

In Italia si litiga

In Italia, come al solito, si discute. Quando lo spettro di una serrata anticipata sembrava concreto, le società di serie A sembravano aver trovato una insolita compattezza: della serie siamo tutti sulla stessa barca, cerchiamo di remare tutti nella stessa direzione. Adesso che la ripresa sembra quasi scontata e ci si confronta non sul se ma sul quando e sul come, siamo tornati alle vecchie abitudini: ognuno prova a tirare l’acqua verso il suo mulino e l’accordo pare lontano. Ci sono quelli che vogliono ricominciare al più presto e senza troppi vincoli; il capofila di questo schieramento è il presidente della Lazio Claudio Lotito, che può contare anche sull’appoggio di Napoli e Roma. Poi ci sono coloro che vogliono ripartire, ma con prudenza, senza fughe in avanti: la pensano così Juventus, Milan, Fiorentina e Sassuolo. Poi ci sono quelli che hanno qualche perplessità: il presidente del Torino Urbano Cairo è scettico sulla ripartenza e teme che questa stagione possa concludersi troppo avanti nel tempo, finendo con il condizionare in modo negativo anche la prossima. Anche l’Inter tentenna, il presidente Steven Zhang – anche se non lo dice ufficialmente- continua a considerare la ripresa come un rischio per la salute. E c’è anche il partito dello stop, che vorrebbe dichiarare concluso il campionato; guarda caso, in questo blocco ci sono alcune squadre che rischiano di retrocedere: le genovesi, il Brescia, l’Udinese.

Divisione sui play off

Altro tema caldo sono i play off e i play out. La Federazione ha fatto capire che in caso di altri ritardi o nuove interruzioni si ricorrerà a questo metodo per concludere il campionato arrivando ai verdetti ma giocando un numero inferiore di partite. C’è chi accetta l’idea, chi intravede la possibilità di colmare distanze che sembravano incolmabili. Tra chi si schiera contro ci sono Torino, Fiorentina, Lecce e altre società che sostengono che non si possono cambiare le regole in corsa: il concetto è sacrosanto, ma il tutto va contestualizzato. Se c’è spazio per una eccezione, questo è l’anno giusto: il Covid ha stravolto il mondo, il calcio non è immune.


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