Il Tour de France non cede, per ora si ipotizza uno slittamento di quattro settimane, ma sarà difficile correre
07 aprile 2020, ore 18:00
Per settimane gli organizzatori hanno confermato il regolare svolgimento della corsa a tappe, mentre saltavano tutte le altre grandi manifestazioni sportive. Ora in Francia pensano di rimandare il via al 25 luglio, ma sembra una ipotesi troppo ottimistica. Il ciclismo vive per strada in mezzo alla gente, impossibile pensarlo a porte chiuse
Per il momento non cedono. Ma ora iniziano a scricchiolare anche le certezze degli organizzatori della più importante corsa a tappe del mondo. E inizia a circolare l’ipotesi di un piano B, con un rinvio, ma solo di poche settimane. Il Tour de France è l’unica grande manifestazione sportiva della prossima estate che risulta ancora confermata. Ma onestamente non si vede perché le Olimpiadi e gli Europei di calcio siano slittati addirittura di un anno e la Grande Boucle invece possa disputarsi regolarmente, come se niente fosse. Con il coronavirus c’è poco da scherzare.
Il vero sport di aggregazione
Le corse di ciclismo peraltro rappresentano l’occasione ideale per quelle aggregazioni di massa che nei prossimi mesi saranno ancora assolutamente proibite. Molto più delle altre discipline sportive. Ogni giorno lungo il percorso dell’intera tappa si assiepano centinaia di migliaia di persone. Che a bordo strada aspettano lunghe ore per veder passare il gruppo. Le zone intorno al traguardo sono assediate dai tifosi. E non parliamo delle tappe di montagna, dove i ciclisti spesso faticano a farsi largo per passare tra due ali di folla.
Niente porte, né aperte né chiuse
E’ il bello del ciclismo, ma quest’anno non si può. E non pare ipotizzabile l’ipotesi di correre a porte chiuse. Semplicemente perché le porte non ci sono. Il ciclismo vive in mezzo alla strada, attraversa paesi e città, passa sotto casa. Non è confinabile in uno spazio off limits. Soprattutto in Francia: il Tour è davvero un evento nazionale, possiamo testimoniare di aver visto gente lungo il percorso dal primo all’ultimo chilometro di corsa, anche nei più insignificanti tratti in pianura lontani dai centri abitati. Il 14 luglio poi, in occasione della Festa Nazionale per l’anniversario della presa della Bastiglia, la tradizione vuole che tifosi, appassionati, semplici curiosi si riversino “sur la route du Tour”. L’ipotesi senza pubblico non viene presa in considerazione nemmeno dagli organizzatori.
Ipotesi poco concrete
Il Tour de France al momento è inserito nel calendario con partenza il 27 giugno da Nizza e arrivo a Parigi il 19 luglio. Il piano B che inizia a circolare in queste ore prevede di far slittare la corsa di quattro settimane, il via verrebbe dato il 25 luglio e il traguardo finale verrebbe raggiunto il 16 agosto. Questa ipotesi porterebbe però a uno sforamento sulle date previste per la Vuelta de Espana, che sulla carta dovrebbe scattare il 14 agosto. La sensazione è che siano programmi scritti sulla sabbia, destinati ad essere cancellati all’arrivo della prima onda. Difficile che possano esserci corse di ciclismo prima della fine dell’estate.
Giro d’affari
Un peccato per gli appassionati e soprattutto un grosso danno sul fronte economico: senza gli introiti di una stagione, diverse squadre rischiano di scomparire. Grandi corse a tappe come il Tour sono vere industrie, richiamano molti sponsor e movimentano l’indotto sul territorio. Si calcola che il giro d’affari acceso dalla Grande Boucle sia di circa 150 milioni di euro: il grosso deriva dai diritti tv, la corsa viene trasmessa in 190 paesi del mondo. Per questo gli organizzatori stanno cercando in ogni modo di evitare ciò che al momento sembra inevitabile. Una decisione definitiva è attesa al massimo per metà maggio. Il Giro d’Italia non ha i numeri del Tour ma è comunque un evento di grande tradizioni e di forti guadagni. Da tempo è stato rinviato, probabilmente ad ottobre. Forse in autunno l’emergenza coronavirus sarà passata.