29 ottobre 2024, ore 12:30
I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno arrestato questa mattina Paolo Paoletti, imprenditore titolare di cinque supermercati. Sequestri per 27 milioni di euro
Oltre 60 dipendenti costretti ad accettare condizioni di lavoro degradanti e pericolose pur di non essere licenziati. I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno arrestato questa mattina Paolo Paoletti (51 anni), imprenditore titolare di cinque supermercati a Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale; la consulente del lavoro Maria Teresa Panariello (48 anni), attualmente ai domiciliari; una responsabile amministrativa, Anna Valentino (52 anni), anche lei ai domiciliari. Disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza anche per due responsabili dei punti vendita. Tutti e cinque sono accusati di aver approfittato della vulnerabilità e della situazione di necessità in cui versavano i lavoratori alle loro dipendenze per sfruttarli e guadagnare illecitamente dalla loro attività. A destare scalpore, oltre al mancato rispetto delle normative sulla sicurezza, gli stipendi: a fronte di una prestazione di oltre 50 ore a settimana, sarebbe stata corrisposta una paga di 4 euro all’ora.
L’operazione
Le accuse per cui i cinque soggetti sono indagati sono: associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, alle estorsioni e ai reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Il provvedimento restrittivo e il sequestro sono stati emessi dal gip su richiesta del sostituto procuratore Saverio Sapia e del procuratore aggiunto Giulia Pantano con il coordinamento del procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla. A far emergere la situazione, il Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Catanzaro che ha svolto ampia e articolata attività di intercettazione e varie perquisizioni. Al centro della lente dei finanzieri, 6 attività commerciali, due società di capitali con sede a Montepaone, con un patrimonio aziendale per un valore di oltre 27 milioni di euro, tutte sequestrate.
Le condizioni dei lavoratori
Approfittando della condizione di necessità e vulnerabilità in cui versavano i dipendenti (più di 60), i cinque indagati avrebbero violato ogni normativa relativa a orari di lavoro, retribuzioni e sicurezza. Oltre a elargire paghe palesemente inadeguate (4 euro all’ora per 50 ore a settimana), secondo gli inquirenti era abitudine e responsabilità del consulente del lavoro e della responsabile amministrativa redigere contratti di lavoro apparentemente part-time e false buste paga, obbligando i dipendenti a restituire in contanti parte del salario. I responsabili dei punti vendita organizzavano turni massacranti, negando ferie, riposi e facendo passare come infortuni domestici incidenti sul lavoro. In alcune occasioni – secondo quanto ricostruisce la procura – avrebbero accompagnato i lavoratori in ospedale per costringerli a rendere dichiarazioni false al momento di spiegare cosa fosse successo.