06 marzo 2021, ore 12:00
agg. 08 marzo 2021, ore 10:48
La tradizione della domenica libera compie 1700 anni; le abitudini però sono cambiate e sono sempre più numerose le categorie che lavorano nei giorni festivi
ABITUDINI FESTIVE
Dici domenica e pensi al riposo dal lavoro: per molti il giorno festivo fa rima con il pranzo a casa dei parenti, o al ristorante, nelle regioni in cui si può. C’è invece chi preferisce il relax: divano, film, lettura; chi è credente, va in chiesa per la Messa; c’è poi chi si dedica allo sport, attivo (jogging al parco) o passivo (davanti alla tv). O più in generale agli hobbies. C’erano una volta le gite fuori porta, ma questo avveniva prima che la pandemia stravolgesse le abitudini di molti. Ma quando è nata la domenica festiva? Esattamente 1700 anni fa, era il marzo del 321 dopo Cristo: l'imperatore Costantino emise un editto imperiale che introdusse la prima norma pubblica di tutela della domenica dal lavoro. Ancora oggi si celebra così la Giornata internazionale della domenica libera da lavoro, una ricorrenza che dovrebbe richiamare al valore della giornata festiva. Pensate che è stata costituita l'Alleanza per la domenica libera: è stata fondata in Alto Adige, nel 2009 mettendo insieme rappresentanti della chiesa, del mondo sindacale ed economico.
MA C'È CHI LAVORA
Ma la domenica non è libera per tutti: sono davvero numerose le categorie che nel giorno festivo sono chiamate a prestare servizio. Categorie che negli ultimi anni sono aumentate, perché è cresciuto il numero di attività aperte e di servizi attivi. Qualche esempio? Di domenica lavorano medici, infermieri, forze dell’ordine, addetti ai trasporti, ristoratori, baristi, commercianti, giornalisti, personaggi dello spettacolo. Questo naturalmente prima che il Covid portasse a una serie di chiusure. Chi poco più di un anno fa si lamentava per un centro commerciale aperto nei giorni festivi, ora magari tornerebbe volentieri a lavorare e guadagnare.
DIBATTITO APERTO
Il tema è caldo: l’attuale ministro degli esteri, il pentastellato Luigi Di Maio, aveva sposato la causa dei dipendenti dei centri commerciali che chiedevano di poter passare la domenica a casa; i titolari dei negozi ribattevano sostenendo che fosse autolesionistico tenere chiusa l’attività in uno dei giorni in cui le vendite erano più consistenti. Purtroppo, il coronavirus in molti casi ha deciso per tutti. L’Alleanza per la domenica libera comunque non molla: “ L'argomento che le aperture domenicali e festive avrebbero benefici effetti per l'economia, e che nel 2012 ha portato alla liberalizzazione del Governo Monti, viene ormai da molti anni confutato dai fatti. Ne' l'economia ne' i lavoratori e le lavoratrici traggono benefici da queste scelte: è certamente vero che il commercio e' sotto pressione per la forte concorrenza di Internet, ma non la si può contrastare con le aperture domenicali, bensì con misure di equa concorrenza e con uguale tassazione". Tra coloro che vorrebbero una domenica il più possibile libera dal lavoro ci sono gli uomini di chiesa: temono che troppi impegni distolgano le persone dagli appuntamenti con la fede. Il vescovo di Bolzano Ivo Muser afferma: "Norme di legge sono importanti, ma ancora più importanti sono la consapevolezza e i comportamenti concreti dettati dalle proprie convinzioni. Perciò il mio invito è: manteniamo libera la Domenica, affinchè questo giorno particolare possa dare sostegno alla nostra vita e alla nostra convivenza."