22 marzo 2020, ore 17:45
Il mondo del calcio discute sulla ripresa del lavoro in campo, ma i medici lanciano l’allarme: “è pericoloso”
Forse si sta convincendo anche Claudio Lotito. La Lazio ha comunicato ufficialmente che la ripresa degli allenamenti della prima squadra, originariamente fissata per domani lunedì 23 marzo, slitta a data da destinarsi. Il club biancoceleste non si è ancora allineato alla grande maggioranza delle società di serie A, che hanno sospeso le loro attività almeno fino al 3 aprile. E sulle barricate resta anche Aurelio De Laurentiis, con il Napoli che per ora conferma la ripresa dei lavori per mercoledì prossimo, 25 marzo.
Occasione Lazio
Il coronavirus non è uno scherzo, e il calcio non ne è immune. Ogni giorno abbiamo la notizia di nuove positività tra i giocatori e membri dello staff. Siamo di fronte a un allarme mondiale e l’Italia in questo momento ha pensieri più importanti del rush finale per la lotta scudetto, ammesso che la stagione si riesca a concludere. Comprendiamo – ma solo fino a un certo punto – il rammarico del presidente della Lazio, che prima dello stop forzato al campionato viaggiava a gonfie vele in scia alla solita Juventus. “E quando mi ricapita?”, avrà pensato Lotito. Ma non si può mettere a rischio la salute per un interesse sportivo o economico.
Il presidente del Brescia Massimo Cellino, in una intervista al Corriere dello Sport, non le ha mandate a dire: “Se Lotito vuole lo scudetto, allora assegniamoglielo. È convinto di avere una squadra imbattibile, lasciamogli questa idea. Tanto in questa stagione non ci sarà nessuna ripresa, io penso già all’anno prossimo”. Secondo il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi se la serie A ripartirà, questo non accadrà prima di maggio. Non ha dunque senso iniziare ad allenarsi due mesi prima.
I medici dicono no
In una fase del genere l’opinione più rilevante è quella dei medici. Maurizio Casasco, presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, ha ribadito che in questo momento non è pensabile far riprendere gli allenamenti, perché sarebbe un pericolo per la salute dei calciatori e delle persone a loro vicine. Secondo Casasco si potrà tornare a lavorare in campo non prima di Pasqua ( 12 aprile ).
Non è stata dunque presa in considerazione l’idea di Lotito di riprendere ad allenarsi seguendo queste precauzioni: solo lavoro atletico, quindi senza partitelle, a gruppi di due o tre calciatori, che si allenano su campi diversi a orari diversi; separato anche l’uso degli spogliatoi, che comunque sembrano proprio un terreno fertile per i contagi.
Il caso Napoli
Un progetto simile lo sta portando avanti anche Aurelio De Laurentiis. Ma se Lotito sembra animato dal desiderio di non disperdere un vantaggio sportivo, il presidente del Napoli pare più orientato verso una questione economica: siete miei dipendenti, vi pago, quindi venite a lavorare. Ma se in Italia si stanno fermando fabbriche e uffici , se stanno chiudendo negozi e alberghi allora si potrà resistere per qualche altra settimana senza che il Napoli si alleni.
Smart working e taglio degli stipendi
I giocatori peraltro possono continuare a tenersi in forma lavorando a casa. Non ci risultano campioni in un monolocale; senza arrivare alla piscina in casa di Cristiano Ronaldo, quasi tutti hanno a disposizione una minipalestra, un giardino o un terrazzo. Piuttosto sarebbe più opportuno continuare a ragionare sul taglio degli stipendi dei calciatori. Perché se non è giusto costringerli a rischiare, è altrettanto vero che tutte le componenti del sistema – e non soltanto le società- siano chiamate a far fronte all’emergenza economica derivata dal virus.