11 novembre 2024, ore 11:00
In un'intervista, la mamma del 19enne Renato Caiafa, reo-confesso dell'omicidio del cugino Arcangelo, racconta tutta la sua disperazione e fa un'appello alle autorità.
E’ un appello accorato e disperato quello di Anna Elia, la madre di Renato Caiafa, il 19enne in cella nel corso delle indagini sulla morte Arcangelo Correra, 18 anni. Renato, che è anche cugino di Arcangelo, si è presentato spontaneamente in Questura dopo la morte del ragazzo per raccontare quanto successo, ha parlato di un tragico incidente, un colpo partito per sbaglio da una pistola con la quale stava “giocando”. Il dramma è tutto dentro qual verbo: i due giovani stavano maneggiando una pistola vera per gioco…
L’APPELLO
Anna mostra tutto il suo dolore, senza timidezze e fa un appello, accoratissimo, alle Istituzioni “chiedo allo Stato di fare qualcosa per i figli di Napoli. Qui girano troppe armi, sono in tanti a vivere con la pistola addosso: lo Stato salvi i nostri figli!”. È un fiume in piena la mamma di Renato “vorrei abbracciare la madre di Arcangelo” dice al giornalista che l’ha intervistata. "Nessuno meglio di me sa cosa sta provando Antonella, la madre di Arcangelo Correra. Vorrei abbracciarla e piangere assieme a lei. L'incubo di sabato mattina, l'ho già provato sulla mia pelle. Ed è anche per il dolore che accomuna me e Antonella,
IL DRAMMA FAMILIARE
Mio figlio, dice Anna "è un bravo ragazzo. Ha compiuto da poco 19 anni, si arrangia a fare l'aiutante pizzaiolo. Cinque anni fa ha perso suo fratello Luigi (durante una sparatoria tra gang n.d.r.) e il padre in pochi mesi: lascio a lei immaginare cosa si porta dentro mio figlio". Di quel sabato mattina "so solo quello che mi ha detto mio figlio. Ho le sue parole che mi rimbombano in testa. Mi ha detto: 'Mamma vai da Antonella (che è la mamma di Arcangelo) e diglielo che è stato un errore, che non volevo, che non so perché è partito quel colpo'. Mi ha anche raccontato la scena dello sparo: mi ha detto che si stavano passando tra le mani la pistola quando è partito un colpo che ha raggiunto alla fronte il cugino. Arcangelo ha parlato per qualche secondo. Ha detto agli amici di non preoccuparsi 'che non era successo niente', fino a quando poi ha perso conoscenza. Lo hanno portato in sella allo scooter in ospedale".
LA RICHIESTA ALLE ISTITUZIONI
Il giornalista le chiede se quella pistola fosse del figlio "Escludo che fosse di sua esclusiva appartenenza” risponde Anna. “Chi possiede un'arma ha soldi, perché le pistole costano, e mio figlio non ne aveva di soldi". Il grido di dolore e allarme si rivolge a chi deve intervenire su quella che è ormai un’emergenza sociale sotto gli occhi di tutti e allo Stato chiede "di intervenire tra i vicoli di Napoli, di garantire un futuro ai nostri figli. Per me lo Stato è processi, forze dell'ordine, provvedimenti restrittivi. E ho sempre perso con lo Stato, anche quando scoppiò il caso della rimozione del Murale dedicato a mio figlio: lo hanno tolto, lo Stato ha vinto, ma io vedo ancora tanti ragazzi armati in giro".