Medio Oriente: dall’Egitto una nuova proposta di tregua. Hamas: “Aperti ad accordo”

Medio Oriente: dall’Egitto una nuova proposta di tregua. Hamas: “Aperti ad accordo”

Medio Oriente: dall’Egitto una nuova proposta di tregua. Hamas: “Aperti ad accordo” Photo Credit: agenziafotogramma.it


Il presidente Al-Sisi: un cessate il fuoco completo di due giorni in cambio di quattro ostaggi

A poche ore dall’attentato di Tel Aviv, che ha visto un tir bianco travolgere 32 persone – quasi tutte anziane – presso una fermata dei bus per mano dell’arabo israeliano Ramir Natur, fa capolino un nuovo spiraglio per una tregua tra lo Stato ebraico e i combattenti di Hamas. A formulare l’accordo di cessate il fuoco, il presidente egiziano Al-Sisi che, per la prima volta, si è esposto in prima persona ospitando il nuovo leader di Hamas Khalil al-Hayya: due giorni di cessate il fuoco in cambio della liberazione di quattro ostaggi ancora detenuti.


La proposta egiziana

Il governo dello Stato di Israele affronta quotidianamente grandi proteste organizzate dai parenti delle persone ancora detenute nella Striscia di Gaza sotto il controllo di Hamas. Già il ministro della Difesa, Yoav Gallant, nelle ore successive alla proposta di tregua egiziana, si era detto aperto a un dialogo: “è arrivato il momento di dolorose concessioni per riavere gli ostaggi”, aveva dichiarato. Non è chiaro quanto il premier Netanyahu sia d’accordo, con i falchi che incombono.

Questa mattina è arrivata anche l’apertura da parte di Hamas a un accordo con Israele. A confermarla, un funzionario del gruppo islamista: Husam Badram, membro di spicco dell’ufficio politico di Hamas con sede in Qatar, ha affermato che “un accordo è possibile”, come riferito dall’agenzia di stampa pro-Hamas Shehab. "Le nostre richieste sono chiare e note e si può raggiungere un accordo, a patto che Netanyahu resti fedele a quanto concordato", afferma Badran.

Oltre allo stop di 48 ore dei combattimenti in cambio di quattro ostaggi israeliani, la proposta israeliana prevede ulteriori negoziati da realizzare entro 10 giorni dall'accordo. Mentre si attendono gli sviluppi di questa proposta, proseguono i negoziati in corso a Doha, dove è presente anche il capo del Mossad, David Barnea. Le parti stanno valutando in queste ore un'eventuale ripresa delle trattative. Il capo dell'agenzia di intelligence israeliana e il capo della Cia hanno incontrato il primo ministro nella capitale del Qatar, nella speranza di far progredire i negoziati.


Gli altri fronti

Mentre si valutano le proposte di cessate il fuoco sul fronte palestinese, non si placano gli altri scontri che vedono coinvolto lo Stato ebraico. Il ministero della sanità libanese ha confermato di aver subito un attacco israeliano lanciato oggi nella città meridionale di Tiro. Sarebbe stato colpito un edificio nel centro della città costiero che “ha provocato un bilancio provvisorio di cinque morti e dieci feriti”, si legge nel comunicato diffuso dalle autorità locali.

Sul fronte iraniano, c’è tensione per quanto riguarda il prosieguo degli scontri, dopo l’attacco operato dall’Idf nella notte tra venerdì e sabato contro siti militari iraniani. L'Iran userà "tutti gli strumenti disponibili per rispondere in modo deciso ed efficace all'aggressione del regime sionista", afferma il portavoce del ministero degli Esteri della repubblica islamica, Esmail Baghaei.

Su queste tensioni si è espresso anche Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, intervistato dal quotidiano Il Messaggero: “L'Iran non deve reagire alla reazione, perché bisogna evitare l'escalation. In queste ore Israele ha compiuto un'azione mirata in replica a un attacco mirato. Non si tratta di una guerra generalizzata. Deve prevalere il senso di responsabilità. Tutti devono fare la propria parte e l'Iran deve anche convincere Hezbollah, Houti e miliziani siriani a non attaccare più Israele. Ora prevalga la diplomazia".



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