Oxford svela il segreto della longevità: reddito e stili di vita

Oxford svela il segreto della longevità: reddito e stili di vita

Oxford svela il segreto della longevità: reddito e stili di vita Photo Credit: Zahra Amiri, Unsplash


Secondo uno studio dell’università inglese, il Dna influisce poco sulla durata della vita: appena il 2%

Come fare per vivere più a lungo? Da secoli questa domanda attanaglia gli esseri umani e, negli ultimi decenni, sono stati molti i team di scienziati impegnati a studiare le popolazioni più longeve (quelle giapponesi e italiane, in primis) per carpirne i segreti. Quanto emerso da una nuova ricerca firmata dall’autorevole università inglese di Oxford, promette di segnare un punto di svolta sul tema. Grazie al lavoro capillare condotto su oltre 500mila persone, su dati raccolti in un arco di tempo lungo decenni, gli scienziati hanno dimostrato come il fattore genetico (una sorta di predisposizione innata alla longevità) conti davvero poco: appena il 2%. La possibilità di vivere più a lungo dipenderebbe, invece, dai nostri stili di vita e, soprattutto, dalla nostra condizione socio-economica.

In sintesi: le persone che hanno pochi vizi (come bere o fumare) e che sono più agiate, tendenzialmente, vivono più a lungo. Chi lo avrebbe mai detto?! Menomale che c’è Oxford.


Lo studio

Il team di ricerca si è basato su un campione vastissimo di pazienti. Il database è stato composto sfruttando la Uk Biobank: un gigantesco contenitore di dati, raccolti in decine di anni, abbinati a cittadini inglesi che si sono resi disponibili per sottoporsi a screening periodici monitorati. Partendo da un campione di 500mila persone, gli scienziati hanno ricostruito l’andamento dei loro esami, intrecciando i risultati con 164 fattori ambientali e stili di vita: vizi, ore di sonno, malattie dell’infanzia, condizioni socioeconomiche, attività sportive… Da questo è emerso che il Dna influenza la durata della vita per appena il 2%; a essere determinante per la longevità dei pazienti in salute sono state, invece, tutte le altre variabili. La mole di dati analizzati nello studio è andata a comporre il quadro più vasto e complesso mai realizzato finora su questo tema.


I fattori

L’aspetto rivoluzionario di questa ricerca, come si può intuire, sta nella proporzione emersa tra fattore genetico e la capacità di invecchiare in salute. Una predisposizione che dipende dal Dna, spesso data per scontata, non troverebbe riscontro dalle rilevazioni. 

La prima variabile, in termini di incidenza sulla longevità, è il fumo. Da esso dipende l’insorgere di 21 delle 22 malattie prese in considerazione dal team di scienziati. Dopo questo vizio, risultano determinanti le condizioni socioeconomiche (il reddito, le proprietà immobiliari, il grado di “benessere”) che permettono a un individuo di vivere più o meno in serenità. Se l’attività fisica risulta uno strumento fondamentale per una vita lunga in salute, lo sport praticato per molto tempo ad alta intensità (senza l’accurato controllo) diventa fonte di invecchiamento precoce.

A risultare determinanti sono, soprattutto, le abitudini assunte nei primi mesi di vita. In particolare, i comportamenti dei nostri genitori (come il fumo) abbassano le possibilità di invecchiare in salute.

Da sottolineare, anche l’impatto che hanno sulla longevità le ore di sonno: dormire meno di 7 ore a notte porterebbe a una vita più breve. Chi vi scrive è, perciò, già spacciato.



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