Partite truccate, per salvare il Catania, arrestato Pulvirenti
23 giugno 2015, ore 09:45 , agg. alle 10:30
Il Presidente della Società siciliana ai domiciliari, con l'accusa di aver comprato partite, per evitare la Lega Pro al suo club
Ancora un'ipotesi devastante, per la credibilità del calcio italiano, investito da un'incredibile serie di inchieste su partite vendute e comprate. Oggi, si è arrivati alla Serie B e a una società - il Catania - che solo l'anno scorso giocava in serie A e, negli ultimi anni, ha lanciato gente del calibro di Montella e Mihajlovic. Se confermata, l'accusa scoperchierebbe un altro pezzo di pallone marcio e di dirigenti disposti a tutto, pur di salvare non tanto la squadra, quanto il proprio giro d'affari. Un panorama desolante e sconfortante.
Un terremoto, l’ennesimo. L’Inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania è potenzialmente devastante: sette persone arrestate, con l’accusa di aver truccato le partite necessarie a salvare il Catania dalla retrocessione, nell’ultimo campionato di Serie ‘B’.
Un giro di partite vendute, comprate e di scommesse clandestine, che sarebbe arrivato ai massimi vertici societari.
All’alba, la Polizia ha notificato un’ordinanza di arresti domiciliari al Presidente del Catania, Antonino Pulvirenti. E’ accusato, nello specifico, di truffa e frode sportiva. Arrestato anche l'Ad del club etneo, Pablo Cosentino e il Direttore Sportivo, Daniele Delli Carri. In manette anche due procuratori e due gestori di scommesse on line, a confermare il presunto meccanismo per truccare il campionato e salvare il Catania. Perquisizioni, non solo in Sicilia, ma anche a Roma, Chieti e Campobasso.
Il Presidente della Lega Calcio di Serie B, Andrea Abodi, si è detto sgomento per l'inchiesta catanese e l’arresto del Presidente Pulvirenti, augurandosi una soluzione positiva della vicenda, ma invocando pene esemplari, nel caso le ipotesi dell’accusa venissero confermate.
Ecco, il punto è questo: la giustizia dovrà fare il suo corso e il garantismo resta una stella polare di uno stato di diritto, ma si può risolvere tutto invocando pene pesanti per i (presunti) colpevoli? Tutto qui?
Possibile che nelle Leghe di Serie A - dove Pulvirenti era di casa sino a pochi mesi fa - e Serie B nessuno si ponesse delle domande? Fino a che punto è lecito essere ingenui, prima di scadere nell'irresponsabilità?
Chi governa il Calcio italiano, dai massimi livelli, fino ai campionati Dilettanti, sembra non governare proprio nulla. Nella migliore delle ipotesi, dà l'impressione di seguire la corrente, sprecando roboanti parole, per coprire una povertà di idee imbarazzante. A chiacchiere, tutti vogliono riformare, cambiare, evolvere. Un gran polverone, abituato a posarsi su strutture decrepite e non di rado abitate da personaggi discutibili.
Un appello e una domanda al Presidente del Coni, Giovanni Malagò: faccia qualcosa, subito.
O resterà a guardare, aspettando la prossima inchiesta, la prossima vergogna, il prossimo pezzo di calcio buttato nella spazzatura?