Vaccini, Bruxelles, poche e in ritardo le dosi AstraZeneca, chiarezza sui numeri, Londra attacca vogliono le nostri dosi

Vaccini, Bruxelles, poche e in ritardo le dosi AstraZeneca, chiarezza sui numeri, Londra attacca vogliono le nostri dosi

Vaccini, Bruxelles, poche e in ritardo le dosi AstraZeneca, chiarezza sui numeri, Londra attacca vogliono le nostri dosi


L'Unione Europea chiede di avere le dosi prodotte nel Regno Unito, per rispettare gli obblighi contrattuali, AstraZeneca attacca, con Londra abbiamo firmato tre mesi prima di voi; poi apre e annuncia tre consegne a febbraio all'Europa

È un bel guazzabuglio quello che bisognerà sbrogliare alla svelta per non rischiare di perdere un importante carico di dosi di vaccino anti-Covid prodotti da AstraZeneca, ma che, al momento, ha prodotto un primo risultato: la multinazionale anglo-svedese effettuerà a febbraio tre consegne all'Europa, invece che una.

La Commissione Europea accusa Astrazeneca, a noi meno dosi di quelle prenotate

L’Unione Europea ha aperto un fronte con AstraZeneca e ha attaccato, volete tagliare le dosi previste in consegna entro marzo agli europei per rifornire la Gran Bretagna. Perciò ieri la Commissione europea ha chiesto lo svincolo di segretezza per rendere pubblico il contratto di pre - acquisto da 336 milioni di euro con cui sono state ipotecati determinati volumi di vaccini, prima che ci fosse l’approvazione dell’Ema (Agenzia Europea del Farmaco). Bruxelles ritiene che Astrazeneca non consegnerà le dosi prodotte negli stabilimenti britannici, avendoli riservati proprio a Londra. Il colosso farmaceutico ieri ha rifiutato il confronto, disertando un incontro che era stato convocato, proprio per affrontare la questione, dal comitato direttivo dell’Unione sui vaccini, ma poi oggi ha annunciato le prime consegne a febbraio.

La ricostruzione di Bruxelles, abbiamo investito, ora AstraZeneca produca per noi

La bomba è scoppiata quando AstraZeneca ha annunciato che avrebbe consegnato meno dosi di quelle pattuite per il primo trimestre di quest’anno, pre-acquistate da Bruxelles; nessun taglio invece nella distribuzione al Regno Unito, un elemento che ha scatenato l’ira dell’Unione: “Con AstraZeneca ci siamo presi il rischio di impresa, finanziando con i soldi dei contribuenti europei gli stock prima dell'autorizzazione del vaccino”, hanno riferito fonti della Commissione riportate dalle agenzie di stampa, spiegando che ora invece i Paesi europei potrebbero dover accontentarsi di un quarto delle dosi pre-acquistate .

AstraZeneca si difende, il contratto con la Gran Bretagna era stato firmato prima

La linea difensiva di AstraZeneca è stata inizialmente di scaricare le responsabilità sullo stabilimento belga indicato come il principale responsabile dei ritardi e dei tagli delle consegne previste per l’Ue, spiegando poi di aver firmato con la Gran Bretagna tre mesi prima che con l’Ue. Inoltre la casa farmaceutica sottolinea di aver messo nero su bianco, nel contratto con Bruxelles, di non avere nessun obbligo rispetto alle dosi di vaccino da fornire all’Europa e di avere come unica indicazione di dover fare il massimo sforzo possibile per assicurare di onorare l’impegno di produzione preso, ma senza indicazione di un numero certo di dosi. Invece nel contratto firmato con il governo britannico, compare chiaramente l’impegno a garantire al Regno Unito un quantitativo sufficiente a coprire il fabbisogno richiesto, e poi solo in seguito, si potrà produrre negli stabilimenti britannici altre dosi per rifornire l’Unione Europea.

Giù le mani dalle nostre dosi, la Gran Bretagna attacca

Dopo la Brexit, la guerra dei vaccini sembra in queste ore ancora più furiosa. Le prime pagine dei quotidiani britannici riportano oggi con toni aspri la vicenda e il succo è che gli europei, che hanno firmato dopo con Astrazeneca, ora vorrebbero compensare i ritardi e i tagli nelle consegne, prendendosi le dosi prodotte nel Regno Unito e comprate in anticipo da Londra. “Aspettate il vostro turno", “Ue egoista" , “Vogliono i vaccini del Regno Unito per colmare le loro lacune”, sono solo un piccolo ma significativo esempio di quanto la questione potrebbe influenzare le future relazioni tra Bruxelles e Londra.


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